Trump e il caso Epstein: desecretare tutto il materiale del Grand Jury, la richiesta infiamma il dibattito
L'eco del caso Epstein continua a scuotere i vertici politici e giudiziari, questa volta con Donald Trump che si schiera apertamente a favore della trasparenza. Attraverso un appello sui social, l'ex presidente chiede la pubblicazione di tutte le testimonianze rese davanti al Grand Jury, alimentando un acceso dibattito sulla verità nascosta dietro il mistero. La richiesta di desecretare i documenti potrebbe svelare segreti ancora celati, aprendo nuove prospettive sul caso Epstein e sui suoi collegamenti.

Donald Trump rompe il silenzio sul caso Jeffrey Epstein e chiede la pubblicazione integrale di tutte le testimonianze rese davanti al Grand Jury. Attraverso un post sul social Truth, l’ex presidente degli Stati Uniti ha invocato la desecretazione completa degli atti legati al finanziere morto suicida in carcere nel 2019, respingendo ogni coinvolgimento personale nella vicenda.
La decisione spetta ora al giudice federale di Manhattan Richard M. Berman, che prima dovrà consultare le vittime e le persone coinvolte nell'inchiesta ma non incriminate. L’iter potrebbe richiedere molto tempo, ma Trump vuole accelerare i tempi dopo un recente articolo del Wall Street Journal.
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Secondo il quotidiano, nel 2003 Trump avrebbe inviato a Epstein una lettera contenente un disegno di una donna nuda e un messaggio ambiguo per il suo cinquantesimo compleanno: “Buon compleanno – e che ogni giorno sia un altro meraviglioso segreto”. L’ex presidente ha smentito categoricamente, annunciando una causa da 10 miliardi di dollari contro il WSJ e coinvolgendo anche il magnate dei media Rupert Murdoch.
Parallelamente, emergono nuove rivelazioni su un’operazione interna all’FBI. Il senatore democratico Dick Durbin ha inviato una lettera alla ministra della Giustizia, al direttore dell’FBI Dan Bongino e al vice Kash Patel, denunciando che l’FBI avrebbe mobilitato centinaia di agenti per analizzare oltre 100.000 pagine dei cosiddetti “Epstein files” alla ricerca di eventuali riferimenti a Trump.
Secondo Durbin, le pressioni sarebbero arrivate direttamente dalla ministra Pam Bondi, che avrebbe ordinato controlli a tappeto con turni su 24 ore. Il senatore chiede se nei documenti ci siano effettivamente riferimenti a Trump e, in caso affermativo, che vengano inviati alla Commissione Giustizia e all'Ufficio dell'Ispettore Generale.
Durbin solleva anche dubbi su dichiarazioni rilasciate da Bondi lo scorso febbraio, quando disse che la lista dei clienti di Epstein era “sulla sua scrivania per la revisione”. Una versione che contrasterebbe con un recente memorandum della stessa ministra, secondo cui “una revisione sistematica” dei file non avrebbe evidenziato l’esistenza di una lista simile.
A riaccendere la polemica è intervenuta anche Stacey Williams, ex modella di Sports Illustrated, che ha avuto una breve relazione con Epstein. Intervistata dalla CNN, Williams ha dichiarato che Trump ed Epstein erano “migliori amici” e ha affermato che Trump l'avrebbe molestata nel 1993, accusa che l’ex presidente respinge fermamente.