Irlanda, orrore a Tuam: scoperti resti di centinaia di bambini sepolti in un ex istituto religioso

Il dramma di Tuam scuote l’Irlanda: il ritrovamento di centinaia di resti di neonati sepolti in una fossa comune nell’ex St Mary’s Home riaccende un doloroso capitolo della storia. Un mistero che solleva domande sulla gestione di un’istituzione diventata simbolo di sofferenza e ingiustizia. Mentre le indagini proseguono, il Paese si confronta con il passato e chiede giustizia per le vittime di un’epoca buia.

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Si infittisce il mistero attorno al ritrovamento dei resti di centinaia di neonati e bambini all’interno di una fossa comune nell’ex St Mary’s Home di Tuam, nella contea di Galway, in Irlanda. Il sito apparteneva a un istituto religioso per madri nubili, attivo dal 1925 al 1961, in un periodo segnato da rigidi tabù morali e forte stigma sociale contro le gravidanze fuori dal matrimonio.

Le prime prove dello scandalo erano emerse undici anni fa, grazie al lavoro di uno storico locale. Solo ora, però, sono ufficialmente partiti gli scavi archeologici, condotti dall’Office of the Director of Authorised Intervention (Odait), per far luce sulle reali dimensioni di quanto accaduto.

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Tra le testimonianze più sconvolgenti, quella di PJ Haverty, che racconta alla BBC di essere stato uno dei 3.349 bambini vissuti nella struttura. “Erano trattati come spazzatura perché nati fuori dal matrimonio”, afferma. “Eravamo chiusi lì dentro. Per noi era una prigione. Venivamo emarginati e umiliati”.

Haverty, che sostiene di aver trascorso i primi sei anni della sua vita nell’istituto, descrive un clima di abusi fisici e psicologici, in cui i piccoli venivano sistematicamente discriminati. “Correvo a casa piangendo. A volte pensavo anche di farla finita”, confida. Solo all’età di sette anni fu adottato da una zia. Oggi si definisce un sopravvissuto.

Lo St Mary’s Home è stato demolito quasi interamente cinquant’anni fa. Resta solo un alto muro di sei metri dell’ex cappella e della sala da pranzo. Sui sei acri del vecchio istituto oggi sorge un complesso residenziale, con altalene e scivoli per bambini.

Con l’avvio delle operazioni di scavo, numerosi visitatori hanno raggiunto l’area, lasciando scarpine, peluche e giochi sul terreno dove sono stati trovati i resti, in segno di commemorazione e rispetto per le giovani vittime.