Russia accusata di usare armi chimiche in Ucraina: oltre 9.000 attacchi segnalati dal 2022
Secondo un report dei servizi segreti olandesi, la Russia avrebbe intensificato l'uso di armi chimiche contro l'Ucraina, con oltre 9.000 attacchi dal 2022. Fonti ucraine denunciano impieghi sistematici di gas lacrimogeni e cloropicrina, sollevando gravi preoccupazioni sulla sicurezza nella regione. Gli 007 olandesi affermano che questa escalation rappresenta una minaccia globale, richiedendo un'attenzione immediata e decisa da parte della comunità internazionale.

Secondo un report dei servizi segreti olandesi, la Russia avrebbe intensificato l'uso di armi chimiche contro l'Ucraina, compiendo oltre 9.000 attacchi dall’inizio dell’invasione nel 2022. Le informazioni provengono da fonti interne al governo ucraino, che denunciano l’impiego sistematico di gas lacrimogeni e cloropicrina da parte delle truppe russe.
Gli 007 olandesi affermano che l’uso di queste sostanze “è ormai standardizzato e all’ordine del giorno”. Particolarmente preoccupante risulta la diffusione della cloropicrina, un composto chimico altamente tossico e vietato dalla Convenzione sulle armi chimiche. Questa sostanza può risultare mortale in spazi chiusi e provoca gravi danni respiratori e oculari.
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Già in passato si era segnalato l’impiego di gas lacrimogeni nel conflitto, ma il ricorso continuativo alla cloropicrina rappresenta un’escalation. I servizi segreti olandesi ritengono “molto probabile” che l’utilizzo di queste armi continuerà, mentre Mosca starebbe ancora investendo nel proprio programma chimico e reclutando nuovi scienziati.
Secondo le autorità ucraine, almeno tre persone sarebbero morte direttamente a causa dell’esposizione a sostanze chimiche. Tuttavia, l’impatto indiretto risulterebbe molto più grave: le esalazioni tossiche costringerebbero i soldati a lasciare i rifugi, esponendoli così al fuoco delle armi convenzionali russe.
Il ministro della Difesa olandese, Ruben Brekelmans, ha definito “completamente inaccettabile” l’uso sistematico di armi proibite da parte della Russia, avvertendo che l’abbassamento della soglia d’impiego di queste sostanze rappresenta una minaccia per tutta l’Europa e il mondo.
Non è la prima volta che emergono denunce in merito. Il generale russo Igor Kirillov, ucciso in un’esplosione a Mosca nel dicembre scorso, era stato condannato in contumacia da un tribunale ucraino per l’utilizzo di armi chimiche. Inoltre, Artem Vlasiuk, capo della protezione civile del Dipartimento di protezione radiologica, chimica e biologica ucraino, ha denunciato che oltre 2.000 soldati ucraini sono stati avvelenati e tre sono deceduti a causa dei gas impiegati da Mosca.
A maggio dello scorso anno, anche il Dipartimento di Stato americano aveva accusato la Russia di utilizzare cloropicrina per ottenere vantaggi tattici contro le truppe ucraine in postazioni fortificate. Washington aveva evidenziato che l’uso di tali sostanze “non è un incidente isolato”. Il Cremlino aveva smentito le accuse, definendole infondate.
D’altra parte, anche la Russia ha accusato le forze ucraine di usare munizioni contenenti agenti chimici durante alcune incursioni nel territorio della regione russa di Kursk, secondo quanto dichiarato dal governatore ad interim Aleksei Smirnov.
La cloropicrina è un liquido incolore, dall’odore pungente, noto per le sue proprietà irritanti su occhi, pelle e vie respiratorie. Trovava impiego in agricoltura e industria, ma anche in ambito militare. Durante la Prima Guerra Mondiale, fu utilizzata come gas lacrimogeno e vescicante, causando nausea, vomito e, in alte concentrazioni, danni polmonari potenzialmente letali. Fu presto sostituita da agenti chimici più letali e il suo utilizzo bellico è oggi proibito dalla Convenzione del 1993 sulle armi chimiche.