Gravidanza, nuovo esame del sangue predice la preeclampsia con mesi di anticipo
Una semplice analisi del sangue nel primo trimestre potrebbe rivoluzionare la prevenzione della preeclampsia, permettendo di prevedere il rischio con mesi di anticipo. Questa scoperta, presentata al Congresso ESHRE 2025 a Parigi, apre nuove prospettive per la salute delle future mamme, offrendo più tempo per intervenire e proteggere sia la madre che il bambino. Un passo avanti che potrebbe cambiare radicalmente il modo di affrontare questa complicanza.

Un semplice esame del sangue, eseguito nel primo trimestre di gravidanza, potrebbe permettere di prevedere con precisione il rischio di preeclampsia fino a cinque mesi prima dell’insorgenza dei sintomi. La scoperta arriva da uno studio presentato al 41° Congresso annuale della Società Europea di Riproduzione Umana ed Embriologia (Eshre 2025), in corso a Parigi, e pubblicato su Human Reproduction.
La preeclampsia, nota anche come gestosi, è una condizione potenzialmente grave che si manifesta con ipertensione e danni agli organi durante la gravidanza, mettendo a rischio la salute di madre e bambino. Oggi sfugge alla diagnosi in oltre la metà dei casi. I metodi attuali di screening si basano su fattori di rischio o biomarcatori placentari, ma risultano spesso inefficaci nelle fasi iniziali del disturbo.
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Il nuovo approccio sfrutta una ‘biopsia liquida’ basata sull'RNA libero circolante (cfRna) del plasma materno. Il team di ricerca della Fondazione Carlos Simon e di iPremom ha coinvolto 9.586 donne in gravidanza provenienti da 14 ospedali spagnoli tra settembre 2021 e giugno 2024. In una sottoanalisi su 216 partecipanti, il test ha predetto in anticipo sia la preeclampsia a esordio precoce (Eope) che quella a esordio tardivo (Lope).
Il cfRna è stato estratto da 548 campioni di sangue raccolti in tre momenti della gravidanza (9-14 settimane, 18-28 settimane, oltre le 28 settimane o al momento della diagnosi) e analizzato tramite sequenziamento con tecnologia Illumina. I ricercatori hanno utilizzato algoritmi di intelligenza artificiale per identificare specifiche ‘firme’ molecolari predittive della patologia.
Nel primo trimestre, il modello predittivo per la Eope ha raggiunto una sensibilità dell’83%, una specificità del 90% e un’AUC (area sotto la curva) di 0,88, rilevando il rischio in media 18 settimane prima della diagnosi. Per la Lope, la previsione è stata possibile con 14,9 settimane di anticipo, utilizzando una firma molecolare distinta.
Il 47,2% dei trascritti predittivi per la Eope era associato a geni dell’endometrio materno, in particolare a una scarsa decidualizzazione, ovvero una risposta inadeguata del rivestimento uterino all’impianto dell’embrione. Le firme molecolari della Lope, invece, indicavano segnali biologici più generali, suggerendo che le due forme di preeclampsia siano biologicamente diverse.
“Le nostre analisi hanno evidenziato che la Eope comporta alterazioni molecolari diffuse in organi come fegato, reni, placenta, cervello e polmoni”, ha spiegato Nerea Castillo Marco, prima autrice dello studio. La Lope, invece, ha mostrato segnali più localizzati, soprattutto legati al sistema immunitario ed epatico.
“Per la prima volta – sottolinea Castillo Marco – dimostriamo che un prelievo di sangue nel primo trimestre può lanciare un segnale d’allarme precoce sulla preeclampsia, con alta accuratezza e ben prima dell’insorgenza clinica”.
Secondo Tamara Garrido, responsabile del progetto, è in corso uno studio clinico prospettico per validare la fattibilità dello screening con cfRna nelle cure prenatali di routine. “Se confermato, questo esame potrebbe entrare nella pratica clinica entro il prossimo anno, offrendo un’opportunità unica per identificare precocemente le gravidanze a rischio e intervenire in modo tempestivo”.
“Oltre a rappresentare un passo avanti nella prevenzione della preeclampsia, la ricerca arricchisce la comprensione molecolare di una condizione complessa e ancora poco conosciuta”, ha commentato Karen Sermon, presidente dell’Eshre.