Ucraina fuori dalla Convenzione sulle mine antiuomo: Non possiamo combattere con le mani legate
Volodymyr Zelensky ha firmato il ritiro dell’Ucraina dalla Convenzione di Ottawa, segnando un drastico cambio di strategia in risposta alla guerra in corso contro la Russia, che non aveva mai aderito al trattato. Questa decisione riflette le difficoltà di combattere con le mani legate, e pone nuove sfide per la sicurezza e la diplomazia internazionale. Ma quali saranno le conseguenze di questa scelta?

Volodymyr Zelensky ha firmato un decreto che avvia il ritiro dell’Ucraina dalla Convenzione di Ottawa del 1997, che proibisce l’uso, la produzione, lo stoccaggio e il trasferimento di mine antiuomo. L’annuncio segna un cambio di rotta motivato dalle esigenze della guerra in corso contro la Russia, che non ha mai aderito al trattato.
“È un passo che la realtà della guerra impone da tempo”, ha scritto su Facebook il deputato Roman Kostenko, segretario della commissione parlamentare per la difesa. Ha denunciato che Mosca "usa massicciamente mine contro i nostri militari e civili".
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Secondo Human Rights Watch, dal 2022 la Russia ha impiegato oltre una dozzina di tipi di mine antiuomo in Ucraina. Il loro uso diffuso ha trasformato intere aree liberate in zone pericolose, rendendo complesso e rischioso il lavoro di sminamento.
"L’Ucraina non può più combattere con le mani legate mentre il nemico semina morte senza limiti", ha aggiunto Kostenko. Il decreto, che attua una decisione del Consiglio per la Sicurezza e la Difesa nazionale, non è stato ancora pubblicato ufficialmente. Il prossimo passo sarà il passaggio in Parlamento, ma non è ancora chiaro quando il recesso entrerà effettivamente in vigore.
La Convenzione di Ottawa, entrata in vigore nel 1999, è stata firmata da 164 Paesi e impone la distruzione degli stock esistenti di mine, la bonifica delle aree contaminate e l’assistenza alle vittime. Tra i Paesi che non l’hanno sottoscritta figurano Cina, Russia, India, Pakistan, Corea del Sud e Stati Uniti.
Il trattato obbliga gli Stati membri a identificare, segnalare e delimitare le zone minate, proteggendo la popolazione civile fino alla bonifica completa, da effettuarsi entro dieci anni, con possibilità di proroga per un massimo di ulteriori dieci anni.
Domenica Zelensky ha rivolto un nuovo appello all’Occidente, dopo una delle notti più intense dall’inizio dell’invasione russa. Su X ha scritto che "quasi per tutta la notte, in tutta l’Ucraina sono risuonate le sirene antiaeree: 477 droni erano nei nostri cieli, per lo più Shahed russo-iraniani, insieme a 60 missili di vario tipo".
Tra gli obiettivi colpiti, anche un edificio residenziale a Smila, dove un bambino è rimasto ferito. Zelensky ha accusato la Russia di voler "colpire tutto ciò che sostiene la vita" e ha avvertito che "Mosca non si fermerà finché potrà lanciare attacchi massicci".
Nell’ultima settimana, secondo il presidente ucraino, ci sono stati oltre 114 missili, più di 1.270 droni e quasi 1.100 bombe plananti. Da qui la richiesta urgente di nuovi sistemi di difesa: "L’Ucraina deve rafforzare la propria difesa aerea. È ciò che meglio protegge le vite. Si tratta di sistemi americani che siamo pronti ad acquistare. Contiamo sulla leadership e sul sostegno di Stati Uniti, Europa e tutti i nostri partner".