Marracash rivoluziona il rap: il suo concept show conquista gli stadi
Marracash rivoluziona il rap: il suo concept show conquista gli stadi, trasformando ogni concerto in un’esperienza unica tra cinema e introspezione. Allo Stadio Olimpico di Torino, 37mila fan hanno vissuto un evento emozionante, dove musica e storytelling si sono fusi in un viaggio coinvolgente. “Marra” ha mantenuto la promessa di alzare l’asticella, dimostrando che il suo spettacolo va oltre il semplice live: è un autentico viaggio nell’anima.

Marracash non si limita a calcare il palco: con il suo nuovo concept show trasforma ogni concerto in un’esperienza intensa, tra visione cinematografica e introspezione personale.
Allo Stadio Olimpico di Torino, sold out per 37mila fan, si respira l’alchimia tra artista e pubblico: “Marra” ha mantenuto la promessa di “alzare l’asticella”, portando nelle arene italiane non solo un live, ma un vero e proprio viaggio nella propria psiche.
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Il 2025 segna per Marracash, alias Fabio Bartolo Rizzo, il suo anno zero: da rapper a regista di un’opera kolossal. Partita il 6 giugno da Bibione, la tournée ha già venduto oltre 270mila biglietti in sette tappe: un record senza precedenti per il rap italiano.
Il successo si aggiunge all’apprezzamento per il tour di “Marrageddon” e all’album “È finita la pace” (2024), ultima tappa di una trilogia iniziata con “Persona” (2019) e proseguita con “Noi, loro, gli altri” (2021).
Sul palco, per oltre due ore, Marracash mette in scena un viaggio narrativo in sei atti, che unisce musica, tecnologia, teatro e cinema, esplorando il dualismo tra l’uomo Fabio e l’artista Marracash. “Non siamo qui per guest star o gags col Napoli, ma per raccontare una storia, come nei miei dischi: è un concept show” ha spiegato a poche ore dall’inizio.
L’ingresso in scena avviene intorno alle 21:30, con occhiali da sole, gilet di pelle nera e pantaloni baggy. L’intro catapulta il pubblico in un laboratorio visionario, con scienziati-ballerini, per poi dare il via a “Power Slap”. Dalle scenografie hi-tech agli effetti distopici, tutto è curato nei minimi dettagli dal team di Ombra, con la direzione artistica di Lorenzo De Pascalis.
Il set segue un crescendo emozionale: da “Gli sbandati hanno perso” a “Vittima”, da “Sport” a “Body Parts”, “Crudelia” e “Poco di buono”, omaggiando la trilogia in una scaletta che si muove da “Pentothal” a “Lei”, e infine ai brani di “Noi, loro, gli altri” come “Love”, “Cliffhanger” e “Dubbi”.
Prima di “È finita la pace”, Marracash lancia un messaggio sulle guerre: “Un anno fa stavo scrivendo l’album pensando al mondo. Oggi, la situazione è ancora più complessa: è finita la pace, dobbiamo smettere di farci distrarre dalle cazzate”.
Uno dei momenti più intensi? Il duetto con Madame su “L’anima”: la cantante emerge da una botola, voce e sguardi si incontrano in un’atmosfera sospesa. “Come farei senza la mia anima? Così brava e così bella” ha detto Marracash.
Altro momento d’effetto: la comparsa di Paola Zukar, manager, per risvegliare Marra dopo “Nemesi” e “Brivido”. Sul palco, l’eterna battaglia tra artista e uomo si riflette anche nei costumi: total black per Marracash, beige per Fabio. Il contrasto tra uomo e intelligenza artificiale si manifesta in luci fredde e ambientazioni post-umane.
A dare voce alla coscienza interiore c’è Matilde De Angelis, narratrice rappresentata da una “bolla-occhio”, mentre otto ballerini diretti da Carlos Kahunga Kamizele, una band a quattro elementi e cinque robot suonano dal vivo in scena.
Sei atti, sei capitoli per una catarsi finale: “Happy End” chiude l’esperienza ma non sigilla del tutto l’epopea di Marracash. L’artista saluta il pubblico con parole di liberazione, consapevole di non avere più nulla da dimostrare. L’asticella? Ora è davvero alzata.