È morto Brian Wilson, il genio dietro i Beach Boys e l'evoluzione del pop
Nato il 20 giugno 1942 a Inglewood, in California, Wilson crebbe circondato dalla musica e dall’energia della California degli anni ’60, elementi che avrebbero plasmato il suo stile innovativo. La sua visione artistica ha attraversato decenni, lasciando un’impronta indelebile nel panorama musicale mondiale. Con la sua scomparsa, si chiude un’epoca di creatività e rivoluzione sonora, ma il suo spirito continuerà a ispirare generazioni di artisti. La musica di Brian Wilson resterà eterna.

Brian Wilson, mente creativa e fondatore dei Beach Boys, è morto all’età di 82 anni. Considerato uno dei più grandi innovatori della musica pop, ha rivoluzionato il suono degli anni ’60 con armonie vocali complesse, arrangiamenti sofisticati e una sensibilità emotiva unica, trasformando i tormenti adolescenziali in vere e proprie "sinfonie per Dio".
Nato il 20 giugno 1942 a Inglewood, in California, Wilson crebbe a Hawthorne con i fratelli Carl e Dennis. Fin da piccolo mostrò un talento precoce per la musica e un’ossessione per le armonie vocali, ispirate dal gruppo jazz vocale Four Freshmen. Fu lui a insegnare ai fratelli le armonie che sarebbero diventate la firma sonora dei Beach Boys.
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Nel 1961, insieme ai fratelli, al cugino Mike Love e all’amico Al Jardine, fondò la band inizialmente chiamata The Pendletones, poi rinominata The Beach Boys. In pochi anni, il gruppo conquistò il mondo con hit come Surfin' U.S.A., California Girls, I Get Around, Wouldn’t It Be Nice e God Only Knows, quest’ultima definita da Paul McCartney “la canzone più bella mai scritta”.
Il capolavoro assoluto arrivò nel 1966 con Pet Sounds, realizzato con il paroliere Tony Asher e registrato con i musicisti della Wrecking Crew. L’album cambiò per sempre il concetto di pop, influenzando profondamente anche i Beatles, che risposero con Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band.
Ma il successo nascondeva una fragilità crescente. L’instabilità mentale di Wilson, le tensioni interne alla band e la sua ossessione per il progetto Smile – mai completato all’epoca – lo condussero a un profondo crollo psicologico. Seguì un lungo periodo di isolamento, segnato da dipendenze, depressione e trattamenti intensivi, durante il quale visse quasi da recluso, componendo musica da un pianoforte incastonato nella sabbia del soggiorno.
Negli anni ’80 e ’90 tornò alla ribalta, anche se sotto la controversa tutela del terapeuta Eugene Landy. Avviò una carriera solista e, nel 2004, completò finalmente Smile, ricevendo un Grammy Award e il plauso della critica. Il film Love & Mercy (2014), con Paul Dano e John Cusack, raccontò con delicatezza la sua storia di genio e tormento.
Negli ultimi anni si riunì occasionalmente a Jardine e ad altri membri storici dei Beach Boys per nuovi progetti e tour celebrativi. Wilson è stato definito il “Mozart del pop”: un artista capace di dare voce alle emozioni più profonde, portando la musica oltre l’intrattenimento.
Lascia la moglie Melinda, i figli e un’eredità musicale senza pari. Le parole usate dalla famiglia per annunciare la sua scomparsa sono le stesse del titolo di una sua canzone del 1988, Love & Mercy, sintesi perfetta della sua vita fatta di trionfi, dolori e rinascite. In God Only Knows scriveva: “Solo Dio sa cosa sarei senza di te”. Il mondo della musica, senza Brian Wilson, sarà meno armonioso. Ma infinitamente più ricco grazie a ciò che ha lasciato.
The Beach Boys' Brian Wilson dead at 82
