Referendum, affluenza sotto il 31%: bocciati tutti i quesiti, sul lavoro prevale il sì, sulla cittadinanza pesa il 34,5% di no
Il referendum del 8-9 giugno si è concluso con un’affluenza sotto il 31%, bocciando tutti i quesiti e lasciando molte questioni aperte. Sul lavoro prevale il sì, mentre sulla cittadinanza pesa un no del 34,5%. La scarsa partecipazione, inferiore al quorum del 50%, ha impedito di validare le consultazioni. Nonostante ciò, le percentuali di voto forniscono comunque uno spunto interessante sul sentiment degli italiani.

Il quorum non è stato raggiunto in nessuno dei cinque quesiti sottoposti a referendum nei giorni di domenica 8 e lunedì 9 giugno. L’affluenza si è fermata al 30,58% per i primi tre quesiti e al 30,59% per gli ultimi due, ben lontana dal 50% più uno necessario per la validità della consultazione.
Nonostante la partecipazione insufficiente, le percentuali dei voti espressi delineano comunque un quadro chiaro delle preferenze degli elettori. Quattro quesiti hanno registrato un netto predominio del sì, in particolare quelli legati al mondo del lavoro, mentre sul tema della cittadinanza italiana il consenso è risultato più frammentato.
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Nel dettaglio, al quesito numero 1 sul reintegro in caso di licenziamento illegittimo, con 61.526 sezioni scrutinate su 61.591, il sì ha raccolto l’89,07% dei voti (12.233.592), mentre il no si è fermato al 10,93% (1.501.391).
Per il quesito numero 2, relativo ai licenziamenti e al limite delle indennità, con 61.399 sezioni scrutinate, il sì ha ottenuto l’87,61% (11.990.308 voti), contro il 12,39% del no (1.695.213).
Sul quesito numero 3, riguardante la tutela dei contratti a termine, con 61.329 sezioni scrutinate, il sì ha raggiunto l’89,06% (12.159.184 voti), mentre il no si è attestato al 10,94% (1.494.219).
Il quesito numero 4, sulla responsabilità per gli infortuni sul lavoro, ha visto il sì all’87,36% (11.946.753 voti) e il no al 12,64% (1.728.856), con 61.310 sezioni scrutinate.
Diversa la situazione per il quesito numero 5, relativo alla riduzione da 10 a 5 anni del requisito di residenza per la cittadinanza italiana: su 61.580 sezioni scrutinate, il sì si è fermato al 65,49% (9.021.047 voti), mentre il no ha raggiunto il 34,51% (4.752.896 voti).
I dati definitivi del Ministero dell’Interno confermano che nessuno dei quesiti ha superato il quorum necessario, rendendo il risultato privo di efficacia normativa. Restano tuttavia indicazioni significative sulle sensibilità degli elettori rispetto ai singoli temi.