Attacchi di droni ucraini in Russia: aeroporti chiusi a Mosca e tensioni sullo scambio di prigionieri

Una nuova ondata di attacchi con droni ucraini scuote la Russia, provocando chiusure aeroportuali a Mosca e alimentando crescenti tensioni sul fronte dello scambio di prigionieri. Mentre i sistemi di difesa abbattendo 61 droni dimostrano una risposta efficace, l’atmosfera resta tesa e incerta. La situazione si fa sempre più complessa, con ripercussioni che potrebbero influenzare gli equilibri geopolitici tra i due paesi.

attacchi droni

Una nuova ondata di attacchi con droni ucraini ha colpito diversi territori della Federazione Russa nella mattinata dell’8 giugno 2025. Il Ministero della Difesa russo ha reso noto che i sistemi di difesa aerea hanno intercettato e abbattuto 61 droni lanciati contro le regioni di Tula, Bryansk, Kaluga, Oryol, Belgorod, Kursk, Mosca e la Crimea.

A causa degli attacchi, le autorità hanno disposto la chiusura temporanea degli aeroporti di Vnukovo e Domodedovo, due dei principali hub della capitale. Il sindaco di Mosca, Sergei Sobyanin, ha dichiarato su Telegram che le prime intercettazioni da parte delle unità di difesa aerea sono avvenute poco dopo le 4 del mattino. In seguito sono stati abbattuti 10 droni che si sono susseguiti in più ondate. Le operazioni si sono concluse intorno alle 6:53 ora locale, causando ritardi e disagi al traffico aereo.

Leggi anche Russia, denunce di torture sistematiche: il caso della 14enne e altre vittime del regime

Nel frattempo, un gruppo di giornalisti internazionali si è recato nella regione di Bryansk per documentare la presenza di camion refrigerati contenenti i corpi dei militari ucraini. Secondo quanto riferito dall’agenzia Tass, tra i presenti vi sono troupe televisive e reporter provenienti da Francia, Italia, Germania, Paesi Bassi, Paesi arabi e latinoamericani.

Ieri, Vladimir Medinsky, capo della delegazione russa nei colloqui con Kiev, aveva annunciato la possibilità per i media internazionali di assistere a uno scambio di prigionieri pianificato con l’Ucraina. L’operazione includeva anche il trasferimento in patria di oltre 6.000 salme di militari ucraini, deceduti in combattimento, e lo scambio di prigionieri di guerra feriti o giovani sotto i 25 anni, come previsto dagli accordi di Istanbul.

Tuttavia, Medinsky ha riferito che la parte ucraina ha rinviato a tempo indeterminato sia il recupero delle salme che lo scambio dei prigionieri, lasciando in sospeso un’operazione umanitaria che era già stata avviata il 6 giugno.