Pensione e riscatto della laurea: quando conviene davvero e cosa valutare prima di scegliere

Pensione e riscatto della laurea sono decisioni fondamentali che possono influenzare il nostro futuro finanziario. Tuttavia, molti italiani si sentono ancora impreparati ad affrontare queste scelte con consapevolezza. Un’indagine di Anima Sgr evidenzia che, sebbene l’81% sia preoccupato per il proprio domani, solo il 21% ha già iniziato a pianificare un’integrazione previdenziale. Scopriamo insieme quando conviene davvero e cosa valutare prima di decidere.

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Il tema della pensione rappresenta un passaggio cruciale nella vita di ogni lavoratore, eppure molti italiani risultano ancora poco preparati ad affrontarlo con consapevolezza. Un’indagine realizzata da Anima Sgr su un campione di oltre 1.000 adulti ha rivelato che l’81% degli intervistati è preoccupato per il proprio futuro previdenziale, ma solo il 21% ha avviato una forma di previdenza integrativa. Il 33% non ha preso alcuna iniziativa e il 27% si è limitato a raccogliere informazioni senza agire concretamente.

La pensione non è un punto di arrivo, ma un obiettivo da pianificare fin da subito”, afferma Andrea Martelli di MiaPensione, società specializzata in consulenza previdenziale. “Solo con una pianificazione mirata si può costruire una previdenza solida e personalizzata”.

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Tra le opzioni disponibili per rafforzare la propria posizione pensionistica, l’INPS propone il riscatto della laurea. Si tratta della possibilità di trasformare gli anni di studio universitario in anni contributivi, utili a fini pensionistici. Questa misura comporta un costo a carico del richiedente e può essere richiesta da chi ha conseguito un diploma di laurea, diploma universitario, specializzazione o dottorato di ricerca. È ammessa sia per chi ha già versato contributi, sia per chi non ha ancora iniziato a lavorare. Non è invece possibile richiederla se, durante gli anni di studio, risultano già contributi versati.

Ma quanto costa effettivamente riscattare gli anni universitari? La cifra varia sensibilmente in base a diversi fattori. Esistono due modalità: riscatto ordinario e riscatto agevolato.

Nel riscatto ordinario, il calcolo si basa sulla collocazione temporale degli anni da riscattare. Se si tratta di periodi precedenti al 1996, si utilizza il sistema retributivo, che prevede un calcolo a riserva matematica: si moltiplica il beneficio economico stimato per un coefficiente basato su età e anzianità contributiva. Per gli anni successivi al 1996, si applica invece il metodo contributivo, con un’aliquota applicata al reddito imponibile dell’anno di presentazione della domanda: 33% per i lavoratori dipendenti, 24% per i commercianti.

Nel caso del riscatto agevolato, l’importo è fisso e non dipende dallo stipendio. Il costo si calcola applicando il 33% al minimale annuo INPS degli artigiani e commercianti. Per il 2025, il minimale per i commercianti è pari a 18.555 euro: ciò comporta un onere di 6.123,15 euro per ogni anno da riscattare. Tale somma va poi moltiplicata per il numero di anni accademici interessati.

Ma conviene davvero riscattare la laurea? Secondo l’esperto di MiaPensione, nella maggior parte dei casi non è conveniente se lo scopo è aumentare l’importo dell’assegno pensionistico, poiché il beneficio ottenuto difficilmente compensa l’investimento effettuato. Il punto di pareggio si colloca spesso troppo lontano nel tempo. Diverso è il discorso se si intende anticipare l’età pensionabile: in questo caso il riscatto può rappresentare un investimento strategico per chi desidera smettere di lavorare prima.

Tra gli errori più comuni c’è la convinzione che riscattare la laurea comporti sempre un accesso anticipato alla pensione. Questo non è sempre vero. Aggiungere 4-6 anni di riscatto a chi ha, ad esempio, 20 anni di contributi, non consente comunque di andare in pensione prima dei 67 anni. “Ogni situazione è diversa – spiega Martelli – ed è fondamentale valutare con precisione costi, benefici e obiettivi personali, rivolgendosi a consulenti esperti per non incorrere in decisioni affrettate o economicamente svantaggiose”.