Gaza, sparatoria contro civili diretti agli aiuti a Rafah: almeno 21 morti, cresce la tensione sul cessate il fuoco

La situazione a Gaza continua a deteriorarsi, con tragici eventi che colpiscono la popolazione. Oggi, almeno 21 persone hanno perso la vita in un attacco armato mentre si dirigevano verso un centro di distribuzione di aiuti a Rafah. Fonti locali segnalano che i colpi sarebbero stati sparati da veicoli delle IDF, intensificando il dramma umanitario nella regione.

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Almeno 21 civili sono stati uccisi a Rafah, nel sud della Striscia di Gaza, mentre si dirigevano verso un centro di distribuzione degli aiuti umanitari della Gaza Humanitarian Foundation. Secondo fonti ospedaliere locali, riportate dal Times of Israel, le vittime sono state colpite da colpi d’arma da fuoco vicino alla struttura supportata da Stati Uniti e Israele.

Stando a quanto riferito da al Jazeera, i colpi sarebbero partiti da mezzi appartenenti all’esercito israeliano (IDF). In precedenza, media palestinesi avevano parlato di almeno 15 morti causati da un attacco israeliano contro persone in attesa di ricevere aiuti umanitari.

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L’episodio arriva in un momento di crescente tensione diplomatica. Il processo negoziale per una tregua a Gaza sembra nuovamente in stallo dopo che Hamas ha risposto alla proposta statunitense per un cessate il fuoco con condizioni definite “inaccettabili” dall’inviato speciale dell’ex presidente Donald Trump, Steve Witkoff.

In particolare, Hamas ha richiesto garanzie per un cessate il fuoco permanente, il ritiro completo delle truppe israeliane e una modifica nella tempistica del rilascio degli ostaggi. Il movimento islamista propone una liberazione in cinque fasi durante i 60 giorni di tregua proposti, anziché due fasi nella prima settimana.

Secondo fonti citate ancora dal Times of Israel, l'obiettivo di Hamas sarebbe evitare che il premier israeliano Benjamin Netanyahu possa interrompere i negoziati dopo il rilascio iniziale di 10 ostaggi. Il piano di Hamas prevede la liberazione di quattro ostaggi vivi nel primo giorno, altri due al 30° giorno e ulteriori quattro l’ultimo giorno dell’accordo. I corpi degli ostaggi deceduti verrebbero restituiti il 30° e il 50° giorno della tregua.

L’inviato americano Witkoff ha criticato con fermezza le richieste, definendole “totalmente inaccettabili” e accusando Hamas di voler bloccare i progressi del negoziato. “Dovrebbero accettare lo schema presentato come base per avviare i colloqui già dalla prossima settimana”, ha dichiarato.

Il governo israeliano ha confermato di aver accettato la cornice negoziale proposta dagli Stati Uniti, ribadendo in una nota ufficiale che “Hamas resta arroccata nel rifiuto”. L’ufficio del primo ministro ha aggiunto che Israele “continuerà nei suoi sforzi per liberare gli ostaggi e sconfiggere Hamas”.