Sospetto drone russo sorvola il Centro di Ricerca UE a Ispra: indagini per spionaggio e terrorismo

La Procura di Milano ha avviato un'indagine su un drone di presunta origine russa che, nel corso dell'ultimo mese, avrebbe effettuato cinque sorvoli sopra la sede del Centro Comune di Ricerca della Commissione Europea a Ispra, sul Lago Maggiore, in provincia di Varese. Il fascicolo, attualmente contro ignoti, ipotizza il reato di spionaggio politico o militare, aggravato dalla finalità di terrorismo, per condotte che potrebbero arrecare grave danno al Paese o a un'organizzazione internazionale.
Il Centro di Ricerca di Ispra ha segnalato ai Carabinieri almeno cinque sorvoli sospetti nell'arco di un mese, attribuendo il drone a una possibile fabbricazione russa. Le prime verifiche suggeriscono che i voli siano stati controllati da una distanza relativamente vicina al centro.
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Nelle vicinanze di Ispra si trovano anche gli stabilimenti di Leonardo, azienda strategica nel settore aerospaziale e della difesa, nonché il quartier generale del NATO Rapid Deployable Corps a Solbiate Olona. Questa concentrazione di infrastrutture sensibili aumenta le preoccupazioni riguardo alla sicurezza nazionale.
Il reato di spionaggio politico o militare prevede una pena non inferiore a 15 anni di reclusione, che può arrivare all'ergastolo se l'atto è compiuto nell'interesse di uno Stato in guerra con l'Italia o se compromette la preparazione o l'efficienza bellica del Paese. L'aggravante della finalità di terrorismo si applica a condotte che possono causare grave danno a un Paese o a un'organizzazione internazionale e sono volte a intimidire la popolazione o a destabilizzare le strutture politiche, costituzionali, economiche e sociali.
Il pool antiterrorismo della Procura di Milano, coordinato dall'aggiunto Eugenio Fusco e dal pm Alessandro Gobbis, insieme al personale del ROS, sta conducendo le indagini per valutare eventuali minacce alla sicurezza nazionale. Al momento, non risultano collegamenti con un'altra inchiesta che ha coinvolto due imprenditori brianzoli accusati di collaborare con l'intelligence russa per mappare i sistemi di videosorveglianza di Roma e Milano.