Manovra 2025: pensioni, bonus elettrodomestici e rimborsi ai ministri, le principali novità

La Manovra 2025, approvata in commissione Bilancio alla Camera, introduce diverse novità. Prevista la mini-Ires con aliquota ridotta dal 24% al 20% per imprese che reinvestono almeno l’80% degli utili in riserve e destinate almeno il 30% agli investimenti. Le aziende devono aumentare i contratti a tempo indeterminato di almeno l’1% e non utilizzare la cassa integrazione nel 2024 o 2025.
Approvato un bonus elettrodomestici fino a 100 euro, estendibile a 200 euro per famiglie con ISEE entro i 25.000 euro, per acquisti di apparecchi energeticamente efficienti di classe B o superiore prodotti in Europa, con rottamazione del vecchio.
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Anticipo pensionistico a 64 anni possibile cumulando previdenza obbligatoria e complementare. Vietati i compensi da incarichi extra-UE per membri del governo, con sanzioni in caso di violazioni. Introdotto un rimborso spese per Ministri non parlamentari e non residenti a Roma, fino a un massimo di 500.000 euro annui.
Sulla fiscalità delle criptovalute, l’aliquota sulle plusvalenze rimane al 26% per il 2025 e salirà al 33% nel 2026. Ridimensionata la web tax, applicabile solo a imprese con ricavi digitali superiori a 750 milioni di euro, escludendo le PMI.
Previsti 1,4 miliardi aggiuntivi per il Ponte sullo Stretto, portando il totale a 13 miliardi fino al 2032. La Rai dovrà contenere le spese per consulenze esterne a partire dal 2025, con riduzioni progressive fino al 2027.
Per il Fondo reddito di libertà destinato a donne vittime di violenza, stanziato un milione di euro in più dal 2025. Approvata anche la proroga ridotta delle concessioni elettriche da 40 a 20 anni, con eventuali entrate aggiuntive da destinare alla riduzione delle tariffe energetiche, compatibilmente con gli obiettivi di finanza pubblica.
Infine, aumentato da 20 a 50 milioni di euro il Fondo per il pluralismo e l’innovazione dell’informazione per il 2025, destinato a coprire gli oneri derivanti da normative legislative. Ridotta l’obbligatorietà dei revisori del Mef negli organi di controllo delle società e fondazioni che ricevono contributi statali, ma rafforzati i controlli per contributi “significativi” definiti da un decreto entro 90 giorni dall’entrata in vigore.