Romania al voto tra incertezze politiche e ascesa dell’estrema destra

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Oggi, domenica 1 dicembre, la Romania è tornata alle urne per le elezioni parlamentari, in un clima di incertezza politica acuito dai risultati sorprendenti del primo turno delle presidenziali. Il candidato indipendente di estrema destra, Calin Georgescu, ha ottenuto il 22,95% dei voti, superando le aspettative che lo davano sotto il 10%. Al ballottaggio dell'8 dicembre, affronterà Elena Lasconi, candidata riformista dell'Unione Salvate la Romania (USR), che ha ricevuto il 19,17% dei consensi, superando di poco il primo ministro uscente Marcel Ciolacu, fermo al 19,15%.

Questi risultati hanno scosso il panorama politico rumeno, portando alle dimissioni di Ciolacu da leader del Partito Socialdemocratico (PSD). La Corte Costituzionale ha ordinato il riconteggio dei voti del primo turno presidenziale, con l'esito atteso per la serata di oggi, e ha posticipato a lunedì 2 dicembre la decisione sull'eventuale annullamento del voto.

Nel frattempo, le elezioni parlamentari odierne determineranno la composizione del nuovo governo e del Parlamento, composto da 330 deputati e 136 senatori. I sondaggi pre-elettorali indicano il PSD in testa con il 30,2% dei voti, seguito dall'Alleanza per l'Unione dei Romeni (AUR) con il 21,4%, mentre il Partito Nazionale Liberale (PNL) è in calo al 13,2%.

L'ascesa dell'estrema destra e l'incertezza politica sollevano preoccupazioni sulla futura direzione della Romania, in particolare riguardo alle sue alleanze con l'Unione Europea e la NATO. L'esito del ballottaggio presidenziale e la formazione del nuovo governo saranno determinanti per il futuro politico del Paese.

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