Stesso discorso per la Farnesina, che considera la decisione della Russia "una reazione attesa" sulla base del principio di reciprocità. "Questo non significa - ha detto il ministro Di Maio - che i canali diplomatici si indeboliranno, la nostra ambasciata a Mosca rimarrà operativa e sarà sempre più importante lavorare per una de-escalation e per la pace". Pertanto, è ancora la strada del negoziato che l'Italia e l'Europa vogliono seguire. Ma l'UE continuerà anche a sostenere l'Ucraina. "Vogliamo aiutare l'Ucraina a difendersi - ha confermato Draghi - lo abbiamo fatto in passato e continueremo a farlo". Sull'invio di nuove armi a Kiev, questione che spacca la sua maggioranza, il premier ha comunque sottolineato che si tratta di "una decisione dell'Unione Europea" e che l'Italia si allineerà a quella, come "membro leale dell'Ue".
Ma alle Camere il dibattito sull'invio di armi resta incandescente, con larghi strati della maggioranza contrari. L'Italia sosterrà con forza anche l'allargamento della Nato a Svezia e Finlandia, come ha confermato ieri il premier incontrando a Palazzo Chigi il Presidente del Consiglio finlandese Sanna Marin. Gli Stati Uniti e l'Europa vorrebbero che la procedura si chiudesse rapidamente, ma l'opposizione della Turchia deve essere superata. Il Presidente Erdogan ha dettato le sue condizioni: i paesi scandinavi devono dare il loro ok all'estrazione di 30 "terroristi", ovvero 30 membri del Partito dei Lavoratori del Kurdistan.
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