Uccisero mio nonno sparandogli Ora acquisterò la nostra ‘casa alta’ Se non fossi un calciatore avrei fatto il cameriere | Luka Modric tra guerra e calcio
Luka Modric ricorda il trauma della perdita del nonno, ucciso durante il conflitto del 1991. In un contesto di guerra e sofferenza, il calciatore riflette sul passato e sul desiderio di costruire un futuro stabile, acquistando una casa alta. La sua storia, tra dolore e speranza, evidenzia come le esperienze traumatiche possano influenzare le scelte di vita e il percorso personale di un atleta di successo.
“Era il dicembre del 1991, avevo sei anni. Una sera il nonno non tornò a casa. Andarono a cercarlo. Gli avevano sparato in un prato ai margini della strada. Aveva sessantasei anni. Non aveva fatto nulla di male a nessuno”. A parlare è Luka Modric, talento oggi in forza al Milan. Modric in carriera ha vinto tutto durante la sua esperienza al Real Madrid (compreso un pallone d’oro) e a 40 anni continua a far la differenza con la maglia rossonera. Non solo l’allenamento, ma anche la famiglia, l’umiltà, il vivere quotidianamente come una “ persona normale “. Così il croato continua a rimanere a livelli alti. 🔗 Leggi su Ilfattoquotidiano.it

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«Mio nonno fu ucciso nel 1991, durante la guerra. Una sera non tornò a casa e andarono a cercarlo. Gli avevano sparato in un prato ai margini della strada. Aveva 66 anni. Non aveva fatto nulla di male a nessuno. Non aveva fatto nulla di male a nessuno. Ric - facebook.com facebook
Luka Modric: "La mia infanzia tra le granate, oggi sogno di ricomprare la casa di mio nonno ucciso in guerra" x.com
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