Triste non è la parola giusta

" " di Gabriel Abreu (Sur), tradotto da Dea Merlini, è una ricostruzione –  compatta e stilisticamente molto interessante – della vita di una donna, la madre dell’autore. Ma la ricostruzione è volutamente frammentata, non solo perché si basa esclusivamente sui veri documenti rinvenuti in una scatola nel suo armadio, ma anche perché il vero oggetto della ricerca è piuttosto il legame fra madre e figlio. Ciò che ricerca Gabriel Abreu è una voce; quella che trova per prima è la voce di sé stesso bambino. La madre, infatti, ha tenuto un diario durante il primo anno della sua vita, il 1993, e il diario è scritto dal punto di vista del bambino stesso. 🔗 Leggi su Ilfoglio.it

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