La svolta a destra della moda italiana | la pillola del giorno
«I cari stilisti, e i rispettivi padroni, vanno tutti con il cappello in mano da Adolfo Urso per cercare di risolvere i loro problemi, aprendo i cosiddetti ‘tavoli di crisi’, tanto che molti parlano di una ‘virata a destra’ del mondo della moda», spiffera uno dei massimi esponenti del settore. Fatto sta che il palazzo via Veneto dove ha sede il Mimit, il ministero per le Imprese e il Made in Italy, ormai viene definito «la casa del fashion», un soprannome che evoca gli edifici littori del Ventennio più che la moda. Era un circuito produttivo, quello degli stilisti e della moda, in particolare il prêt-à-porter, storicamente vicino ai socialisti, nato e cresciuto in quella Milano da bere degli Anni 80 dello scorso secolo, quando Bettino Craxi dominava la scena della politica: ora però, con i bilanci in rosso, i dazi americani, i fondi d’investimento che esigono un’alta redditività, la mancanza di manodopera specializzata, i distretti produttivi che piangono, molti si professano “di destra” nelle stanze piacentiniane dove si trovano o gli uffici di Urso, in quello che è stato il ministero delle Corporazioni e che trasuda aria di ventennio da ogni marmo. 🔗 Leggi su Lettera43.it
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