Il racconto dei reporter di Gaza | Ogni giorno alla prima esplosione prendiamo la telecamera Israele non vuole che documentiamo la fame e i crimini contro i civili
“Ho paura di indossare il giubbotto da giornalista con la scritta PRESS. Temo che sia usato per identificarci e colpirci più facilmente”. La giornata tipo di Hanin Hamdouna comincia ogni mattina alle 6. “Impasto un po’ di pasta e di farina per fare il pane, accendo il fuoco con i resti dei mobili distrutti di casa mia per cuocere quello che ho preparato”. Poi, racconta a Ilfattoquotidiano.it che l’ha raggiunta al telefono a Gaza, “mi preparo per andare a lavorare alla tenda del Centro di Solidarietà”. Hanin, 33 anni, è una giornalista freelance palestinese con alle spalle 11 anni di esperienza. 🔗 Leggi su Ilfattoquotidiano.it
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“Noi pluripremiati, ma costretti a chiudere: con costi folli l’ospitalità penalizza chi lavora bene”. Addio a un fine dining iconico di NYC: “Non riusciamo più a gestire le spese, sono troppe”. Il racconto. Asia Torreggianti Vai su Facebook
Il racconto dei reporter di Gaza: “Ogni giorno alla prima esplosione prendiamo la telecamera; Enzo Baldoni: il giornalista che manca al racconto delle guerre; A Gaza morti più di 200 giornalisti. Raccontare la guerra è difficile.
Il racconto dei reporter di Gaza: “Ogni giorno alla prima esplosione prendiamo la telecamera. Israele non vuole che documentiamo la fame e i crimini contro i civili” - La testimonianza di chi continua a documentare la guerra a Gaza: "Israele vuole controllare la narrativa, noi mostriamo la verità" ... Riporta ilfattoquotidiano.it
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