Il business insostenibile dei centri estivi per bambini
Il business dei centri estivi per bambini ha conosciuto una crescita esponenziale, diventando un settore da miliardi di euro all’anno. Le famiglie italiane, impegnate tra lavoro e impegni quotidiani, investono tra 100 e 200 euro a settimana per garantire ai propri figli esperienze educative e divertenti durante i tre mesi di vacanza scolastica. Ma questa crescita solleva interrogativi sulla sostenibilità e le implicazioni etiche di un sistema ormai troppo dipendente dal mercato.
Le famiglie italiane spendono in media tra i 100 e i 200 euro alla settimana per i campus estivi cui affidare i propri figli durante i circa tre mesi, da giugno a inizio settembre, nei quali le scuole italiane sono chiuse. Parliamo, quindi, di un business dei campi estivi letteralmente esploso negli ultimi anni, che ormai ha dimensioni da miliardi di euro all’anno. Dai campus degli oratori alle vacanze all’estero. Ci sono i campus organizzati dagli oratori (50 euro a settimana, che il signore li benedica), quelli pubblici (prezzo medio 99 euro a settimana ma è complicato entrarci e bisogna avere un Isee familiare davvero basso, spesso tra i 20 e i 25 mila euro), e poi i centri estivi privati (176 euro medi a settimana) i cui costi però decollano nelle grandi città: si arriva facilmente a 300 euro. 🔗 Leggi su Lettera43.it
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