Prima le donne e i bambini la precedenza è solo nella conta dei morti
In un contesto di conflitto, la narrazione si intreccia con la sofferenza umana. Le statistiche non sono solo numeri: il 70% di donne e bambini tra le vittime di Gaza ci ricorda la vulnerabilità di chi subisce le conseguenze delle guerre. Questa realtà solleva interrogativi etici e morali, invitandoci a riflettere su come affrontiamo le crisi globali. È tempo di dare voce a chi non ha scelta, perché ogni vita conta.
«Soprattutto donne e bambini»: è la immancabile e ormai quasi irritante specifica giornalistica del bilancio di vittime di ogni bombardamento israeliano su Gaza. Il «soprattutto» deve corrispondere al 70 per cento di donne e bambini già indicato dall’ Onu rispetto ai morti palestinesi fra il novembre 2023 e l’aprile 2024. Non ci sono buoni motivi per cui la percentuale non sia confermata anche per l’anno in corso, e per quelli a venire, e non solo nella Striscia. La dicitura “donne e bambini” andrebbe imballata per essere esposta in un Museo dell’Ipocrisia. Ecco, sarebbe ora di togliere il donneebambini dai reportage e dai bollettini (non solo da Gaza, ma anche dall’ Ucraina e da ogni altro teatro di guerra) e di imballarlo in vista di una sua prossima esposizione nel Museo dell’Ipocrisia, se un incivilimento dell’umanità, che per ora sembra improbabile, ispirerà mai la sua istituzione. 🔗 Leggi su Lettera43.it
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