Così perfino un burattino può diventare uomo
Nel racconto di Pinocchio, scritto da Carlo Collodi nel 1883, si cela molto più di una semplice favola per bambini: è un viaggio di crescita e scoperta, dove anche un burattino può aspirare a diventare un vero uomo. Attraverso il simbolismo e i personaggi indimenticabili, Collodi ci invita a riflettere su virtù e conoscenza, ponendoci di fronte a interrogativi esistenziali e morali che risuonano ancora oggi.
Se pensate che Pinocchio (1883) di Carlo Collodi sia soltanto la storia di un burattino, non avete capito niente, e vi siete persi un capitale di “virtude e canoscenza”, per dirla con Dante. E non basta il volto di quel bambino straordinario che si chiamava Balestri ed era protetto da una fatina nostrana di nome Lollobrigida, nel film che ne trasse Luigi Comencini. Molti ignorano che si tratta di un’opera piena di simbologie, «un miracolo letterario dalla profondità esoterica quasi intollerabile », questo aveva scritto Elémire Zolla, e del suo pensiero ha fatto tesoro lo scrittore Mario Bernardi Guardi, che da questo concetto (esoterico è quanto riservato solo agli iniziati e ai discepoli) ha elaborato una riletttura della favola più tradotta e letta al mondo (è terzo dopo la Bibbia e il Corano), anche simbolo del sogno, della voglia di mettere le ali e liberarsi dalla mediocrità del mondo, dalle perfidie, dall’ansia di essere o diventare migliori, dall'illusione di riuscire a doppiare le banalità dell'esistenza, evitando di restare asini a vita... 🔗 Leggi su Liberoquotidiano.it

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