Béjart Al Comunale la danza come ’religione’

Maurice Béjart, grande coreografo scomparso nel 2007, considerava la danza come una religione. Per lui, danzare significava comunicare, unire e incontrare l’altro in profondità, attraverso un linguaggio universale. La danza rappresentava un’unione tra persona e universo, tra individuo e Dio, profondamente spirituale. Béjart vedeva nella danza una forma di dialogo e connessione, elevando questa arte a un valore superiore, quasi religioso.

"Danzare vuol dire soprattutto comunicare, unirsi, incontrarsi, parlare con l’altro dalla profondità del suo essere. Danza è unione: da persona a persona, da persona all’universo, da persona a Dio", era il pensiero di Maurice Bèjart, danzatore e coreografo (scomparso nel 2007) che ha fatto la storia del balletto del Novecento. Seppe valorizzare tutte le possibilità espressive del corpo, superò i limiti del balletto classico, fu quasi un filosofo della danza, prima ancora che un coreografo: "La danza – spiegava – è una delle rare attività umane in cui l’uomo si trova totalmente impegnato: corpo, cuore e spirito. 🔗 Leggi su Ilrestodelcarlino.it

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