Sanità senza frontiere L’infermiera Alessia da Pesaro all’Afghanistan | Qui curo mamme e bebè

In un contesto difficile come quello dell’Afghanistan, l'infermiera Alessia di Pesaro si dedica con passione a curare mamme e bebè. Nella provincia ultraconservatrice di Khost, un luogo unico accoglie donne avvolte nei burqa blu, dove possono rimuovere il velo e condividere esperienze, trovando supporto e solidarietà tra loro. La sanità senza frontiere si concretizza qui, in questo spazio di libertà.

C’è un solo posto, nella provincia ultraconservatrice di Khost in Afganistan, dove le donne arrivano avvolte nei loro burqa blu, e una volta varcata la soglia si scoprono il viso anche in presenza di altre persone. Un solo posto dove si ritrovano tra loro, senza l’obbligatoria presenza di un componente maschile della famiglia – il padre, il fratello, il figlio, il marito – condizione semplicemente inimmaginabile all’esterno. Ed è sempre lì che altre donne, che fuori sarebbero identiche sagome senza volto, diventano professioniste preparate e capaci, in grado di salvare altre donne e sostenere la famiglia con uno stipendio. Questo luogo impossibile è l’ ospedale materno-infantile di Medici senza frontiere, a Khost, al confine con il Pakistan, dove dal 17 marzo si trova in missione Alessia Gaudenzi, 38enne fanese, infermiera che lavora in Rianimazione all’ospedale di Pesaro, e dal 2019 collabora con l’organizzazione umanitaria non governativa attiva in progetti sanitari in alcune delle realtà più inaccessibili del mondo. 🔗Leggi su Ilrestodelcarlino.it

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© Ilrestodelcarlino.it - Sanità senza frontiere. L’infermiera Alessia da Pesaro all’Afghanistan: "Qui curo mamme e bebè"

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