Eddington la recensione | spettri di un orrore reale

Eddington: la recensione di "Spettri di un orrore reale" ci porta a riflettere sull'evoluzione artistica di Ari Aster. Tra intellettualismo e libertà creativa, il regista sembra esplorare sentieri inesplorati, distaccandosi dal peso dei giudizi esterni. Ogni nuova opera si trasforma in un'esperienza unica, invitandoci a esplorare le oscure entrare della sua mente.

Forse l’Ari Aster di Hereditary e Midsommar è caduto vittima dell’intellettualismo autoriale. Forse ha lasciato che la sua arte vaghi verso derive completamente nuove, libere dal peso di giudizi o percezioni esterne: ogni nuovo appuntamento sembra diventato per il giovane cineasta un’occasione per mostrare al mondo il proprio grandeur. Un atteggiamento elusivo, elevato, che fa luccicare gli occhi a molti appassionati ed è capace di stuccarne altrettanti. Non sembrano esserci vie di mezzo: Aster ha uno stile riconoscibile, una tecnica sempre più affinata e le idee chiarissime. Oggi un regista così vive per dividere. Chi si è innamorato del suo cinema prima dell’ascesa ha trovato in Ari Aster la voce di un disagio esistenziale, di un dolore purissimo. Uno sguardo deciso a raccontare la difficoltà di stare al mondo, il dolore di chi non riesce a vivere al di fuori di sé. 🔗Leggi su Screenworld.it

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© Screenworld.it - Eddington, la recensione: spettri di un orrore reale

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