Un appello al ritorno del cinema muto

In un'epoca saturata di immagini e parole, è tempo di riscoprire il fascino del cinema muto. Un’arte che parla attraverso l’espressione visiva e la musica, capace di trasmettere emozioni senza bisogno di dialoghi. Un appello a tornare alle origini, a un linguaggio universale che supera le barriere e risveglia la nostra sensibilità cinematografica.

Per un cinema muto. Non penso proprio di andare a Cannes, e non soltanto a causa di misantropia, misoginia, misandria (le avversioni le ho tutte). Al Festival, così come in analoghe rassegne, a dire il vero, mostrano di avere sfiducia nei film, non credono siano sufficientemente eloquenti ed eccoli dunque attirare l'attenzione con appelli, dichiarazioni, indignazioni. E pensare che Hithcock gli attori li chiamava “bestiame”. Insomma il contorno si è mangiato il piatto forte, la cornice ha divorato il quadro. Quest’anno però hanno vietato le scarpe da ginnastica, è una buona notizia, se non altro hanno imboccato la strada della redenzione estetica. Proporrei analogo divieto al Salone del Libro di Torino: il culturame sarebbe costretto a darsi una ripulita. Tornando alla Croisette, quando vieteranno anche la parola “Trump” e la parola “Gaza” magari riprenderò ad andare al cinema. 🔗Leggi su Ilfoglio.it

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