In cucina mi hanno massacrato tutto il tempo mi urlavano ‘italiano di merd*’ Ho capito che quel clima non lo avrei più voluto | parla Riccardo Monco
Riccardo Monco racconta il suo intenso percorso nel mondo della gastronomia, segnato da esperienze dure e sfide inimmaginabili. Dalla vita in cucina, segnata da insulti e frustrazioni, all'incontro con chef di fama come Carlo Cracco e Giorgio Pinchiorri, il suo viaggio lo porta all'Enoteca Pinchiorri, un traguardo ambito nel panorama culinario.
“ Feci il colloquio al telefono con Carlo Cracco, all’epoca primo chef (.). Lavoravo a Parigi nel tre stelle di Alain Senderens: gli bastò questo per prendermi. Arrivai il 25 gennaio: prima vidi Carlo, poi Giorgio (Pinchiorri, ndr ) e Annie (Féolde, ndr )”: a parlare del suo ingresso all’Enoteca Pinchiorri, di cui oggi è chef e socio, è Riccardo Monco. Stiamo parlando di un ristorante tristellato fiorentino tra i più longevi e apprezzati del mondo, con una cantina da 80mila bottiglie. Dal rapporto con Féolde, “la prima a cucinare in Enoteca dopo aver fatto vari stage in Francia”, alla scelta di diventare un cuoco: “Di base c’era una grande attitudine a non studiare. I miei genitori — mamma sarda, papà veneto: sono il vero milanese degli anni Settanta — mi mandarono all’alberghiero. Vivevamo a Cesano Boscone e nei weekend, a 14 anni, andavo in bicicletta a Buccinasco a lavorare nella trattoria “Da Cecchino”. 🔗Leggi su Ilfattoquotidiano.it

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