Cinema zero controlli e valutazioni d’impatto | Giuli replica i metodi della sinistra peggiore

Il "David di Donatello" di quest'anno ha messo in luce le contraddizioni del cinema italiano, con la sua celebrazione del narcisismo di una "casta" che ignora i veri problemi del settore. In questo contesto, Giuli critica i metodi della sinistra, evidenziando l'assenza di controlli e valutazioni d'impatto, un tema che merita attenzione e riflessione.

Come segnalavo su questo blog, mercoledì scorso 7 maggio si è celebrato il “David di Donatello”, nella sua edizione n° 70, con il rituale incontro mattutino al Quirinale e con la serata trasmessa da Rai 1: al di là del narcisismo della “casta” del Cinema italiano, quel che è emerso inattesa ed imprevista è stata la presa di posizione di due esponenti della comunità artistica, dissidenti assai. L’edizione 2025 del “David” ha avuto la metà dei telespettatori dell’anno scorso (1,5 milioni a fronte di 2,8), e forse quell’aggettivazione crudele che titolava il mio intervento – ovvero “rito ammuffito” – non era inappropriata. Comunque quest’anno. voci fuori dal coro, e finalmente!In effetti, in mattinata a margine della presentazione al Presidente della Repubblica, l’attore Elio Germano ha accusato il governo di gestire il sistema culturale con logiche da “clan” (testuale), ed in serata il maestro Pupi Avati (non ascrivibile alla “sinistra”) ha spiazzato i presenti, rivolgendosi direttamente con lo sguardo verso la Sottosegretaria leghista Lucia Borgonzoni, seduta in prima fila, segnalando in modo ironico che la controversa iniziativa promozionale “Cinema Revolution” è una cosina piccina picciò e che ben altro serve per il Cinema italico, lamentando come la “sontuosità” della premiazione cozzasse con la vera verità del settore cine-audiovisivo, con i produttori indipendenti che boccheggiano ed una crisi diffusa dei lavoratori. 🔗Leggi su Ilfattoquotidiano.it

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