Pensioni, stop a Quota 103 e silenzio-assenso sul Tfr: cosa cambia con la manovra
La legge di bilancio approvata prevede la cessazione di #Quota103 e modifiche al TFR, riflettendo un nuovo orientamento nel sistema previdenziale. Ecco cosa cambia per lavoratori e #pensionati.
La legge di bilancio prossima all’approvazione introduce una revisione profonda del sistema previdenziale, calibrata sull’allungamento della vita lavorativa e su margini finanziari sempre più ristretti. Tra gli interventi più rilevanti spicca l’uscita di scena di Quota 103, misura che negli ultimi anni aveva consentito il pensionamento anticipato con 62 anni di età e 41 di contributi.
Lo schema non viene rinnovato e viene archiviata anche Opzione donna, che permetteva l’accesso alla pensione con requisiti anagrafici e contributivi ridotti. La scelta segna un cambio di passo rispetto alle politiche previdenziali sostenute in passato, con una razionalizzazione degli strumenti di anticipo.
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Resta invece operativo, anche nel 2026, l’anticipo pensionistico per le categorie impegnate in attività gravose e usuranti. L’Ape sociale continua a consentire l’uscita dal lavoro al raggiungimento dei 63 anni e 5 mesi, ma con una revisione delle risorse disponibili nel medio-lungo periodo.
I fondi destinati a queste platee subiranno una riduzione progressiva: per i lavoratori usuranti è previsto un taglio di 40 milioni di euro l’anno a partire dal 2033, mentre per i cosiddetti precoci la sforbiciata sarà più consistente, con 90 milioni in meno nel 2032, 140 milioni nel 2033 e 190 milioni annui dal 2034.
La manovra interviene anche sui requisiti della pensione di vecchiaia, introducendo un adeguamento graduale all’aspettativa di vita. L’incremento non sarà immediato: nel 2027 è previsto un solo mese aggiuntivo, mentre l’aumento complessivo di tre mesi scatterà dal 2028.
Dal primo luglio arriva una novità rilevante per i nuovi assunti nel settore privato. In assenza di una scelta esplicita entro 60 giorni, il Tfr maturando verrà automaticamente conferito ai fondi di previdenza complementare attraverso il meccanismo del silenzio-assenso.
Viene inoltre eliminata la norma introdotta lo scorso anno che permetteva ai lavoratori nel sistema contributivo di sommare i versamenti Inps con quelli accumulati nei fondi pensione. Secondo fonti della maggioranza, la misura non avrebbe prodotto risultati significativi in termini di adesioni.