Luigi De Magistris pronto a ricandidarsi a Napoli: sfida aperta con Manfredi
Luigi De Magistris annuncia la sua intenzione di candidarsi nuovamente a sindaco di Napoli, sfidando l’attuale primo cittadino Gaetano Manfredi in vista delle elezioni del 2026. La competizione è ancora tutta da definire.
Luigi De Magistris annuncia l’intenzione di tornare in campo per la guida di Napoli. L’ex sindaco conferma la volontà di ricandidarsi, sottolineando come anche l’attuale primo cittadino, Gaetano Manfredi, sia destinato a ripresentarsi alla scadenza del mandato nel 2026. La competizione viene descritta come una sfida ancora tutta da giocare, in cui, secondo De Magistris, esistono le condizioni per riaccendere un coinvolgimento popolare che negli ultimi anni si sarebbe affievolito.
Nel suo ragionamento entra anche il dato dell’astensione alle recenti elezioni regionali, con una partecipazione ferma al 39%. Da qui l’idea di costruire una coalizione civica, capace di coinvolgere mondi sociali e popolari e di riportare i cittadini alle urne. L’ex pm chiarisce che il progetto non avrà una connotazione ideologica, ma punterà a unire persone interessate al presente e al futuro della città, superando lo schema dei partiti tradizionali.
Napoli viene descritta come una realtà complessa e autonoma, paragonata a una città-stato. In questo contesto, De Magistris parla di una lunga corsa elettorale, diversa da quella di quindici anni fa: non una battaglia contro i partiti, ma una sfida per proporre un modello di governo alternativo a quello portato avanti dall’amministrazione Manfredi.
Riferendosi al rapporto politico tra Manfredi e Roberto Fico, l’ex sindaco definisce l’asse come particolarmente solido e influente. A suo giudizio, l’attuale primo cittadino sarebbe forte di relazioni di potere ma distante dalla cittadinanza, privo di un reale consenso popolare e incapace di trasmettere entusiasmo o visione amministrativa.
Secondo De Magistris, Manfredi rappresenterebbe soprattutto una figura di garanzia per operazioni politiche ed economiche sulla città, come il dossier Bagnoli, senza però incarnare le esigenze di giustizia sociale e ambientale. La contrapposizione viene descritta come uno scontro tra chi rivendica diritti e un sistema di potere autoreferenziale.
Lo sguardo si allarga poi alla situazione regionale. De Magistris lamenta l’assenza di risposte immediate sui temi centrali per i cittadini campani, a partire dalla sanità pubblica. Dopo la vittoria del centrosinistra, osserva, ci si sarebbe aspettata una rapida definizione di programmi e priorità, oltre alla scelta di una squadra di governo, elementi che a suo avviso tardano ad arrivare.
L’ex sindaco critica anche la recente campagna elettorale regionale, ritenuta povera di contenuti legati ai bisogni concreti e ai diritti, e basata invece su equilibri e alleanze di potere. In questo quadro, sottolinea come diventi complesso costruire una giunta ampia e autorevole, soprattutto quando il consenso è legato a figure radicate nei meccanismi tradizionali della gestione politica.
Tra i temi richiamati emergono anche i dati sulla povertà in Campania diffusi dalla Caritas, definiti una fotografia dura ma reale della situazione sociale. Per De Magistris, l’attenzione dovrebbe concentrarsi su queste urgenze, piuttosto che su accordi interni alla politica.
Infine, l’ex pm prende posizione sulla riforma della giustizia e sulla separazione delle carriere, annunciando il voto contrario al referendum. La riforma viene giudicata rischiosa perché, a suo parere, potrebbe avvicinare il pubblico ministero al potere politico, snaturandone il ruolo di magistrato indipendente.
De Magistris precisa di non voler ridurre il dibattito a uno scontro tra tifoserie, esprimendo rispetto per le diverse opinioni. Tuttavia, critica una politica che, secondo lui, tende a riformare la giustizia per equilibri interni di potere, mettendo sotto pressione istituzioni di controllo come la magistratura e la stampa.
Una riforma ordinaria del sistema di elezione del Csm e una rottura più netta del meccanismo delle correnti sarebbero state, a suo avviso, strade più condivisibili. Il sorteggio viene invece definito una sconfitta democratica, frutto delle gravi responsabilità di settori della stessa magistratura.