Ucraina, Zelensky avverte: la pace resta l'obiettivo, ma non senza garanzie. Washington valuta un dialogo trilaterale

Il presidente ucraino Zelensky sottolinea che la pace rimane un obiettivo, ma richiede garanzie concrete. Kiev non accetterà accordi imposti per fermare il conflitto, evidenziando il costo umano e politico già sostenuto. In un momento di intensa attività diplomatica, Zelensky ribadisce l’importanza di trovare una soluzione che garantisca un futuro stabile e sicuro per l’Ucraina.

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La fine del conflitto è una priorità, ma non può tradursi in una resa. Volodymyr Zelensky chiarisce che Kiev non accetterà accordi imposti pur di fermare le armi, dopo aver già pagato un costo umano e politico elevatissimo. Nel pieno di una fase delicata dei contatti diplomatici, il presidente ucraino ribadisce la necessità di una soluzione che tuteli davvero il futuro del Paese.

Secondo Zelensky, l’unica strada percorribile è quella di una pace giusta e duratura, fondata su impegni concreti e non facilmente aggirabili. Un messaggio rivolto sia al Cremlino sia agli Stati Uniti, mentre a Miami proseguono i confronti tra emissari americani e russi. Kiev teme che un’intesa fragile possa essere violata in qualsiasi momento da Mosca.

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La Russia continua a rivendicare l’intero Donbass, nonostante il controllo incompleto dell’area. L’Ucraina, forte anche del recente via libera dell’Unione Europea a un prestito strategico da 90 miliardi, esclude concessioni territoriali. Al centro delle richieste di Kiev restano le garanzie di sicurezza nel dopoguerra, considerate indispensabili per prevenire nuove aggressioni.

Nei dossier attualmente sul tavolo, tali garanzie dovrebbero essere assicurate da Stati Uniti ed Europa. Tuttavia, Mosca mantiene una linea rigida, respingendo l’ipotesi di una presenza militare europea sul territorio ucraino. Senza una rete di protezione internazionale, secondo Kiev, il rischio di un nuovo attacco resterebbe elevato.

Il Cremlino continua inoltre a mettere in discussione la legittimità delle autorità ucraine, definendo Zelensky un usurpatore e sollecitando elezioni durante il conflitto. Mosca ha ipotizzato una tregua per consentire il voto, chiedendo però la partecipazione anche di milioni di ucraini residenti in Russia, una condizione giudicata inaccettabile da Kiev.

Zelensky respinge con fermezza l’idea che la guerra prosegua per un suo presunto attaccamento al potere. A suo avviso, si tratta di una narrazione strumentale che distorce la realtà. Il presidente sottolinea come un accordo non possa ridursi a una firma, ma debba prevedere meccanismi chiari di deterrenza e risposta.

Tra le questioni aperte, Kiev chiede certezze su cosa accadrebbe in caso di una nuova offensiva russa, su come reagirebbero alleati americani ed europei e su quali sanzioni scatterebbero automaticamente. Centrale anche il rafforzamento dell’esercito ucraino, dalle dotazioni alle riserve disponibili sul territorio.

Per tentare di sbloccare lo stallo, gli Stati Uniti hanno proposto un formato di colloqui che coinvolga direttamente negoziatori russi e ucraini, con un possibile coinvolgimento europeo. L’idea sarebbe quella di un confronto successivo agli incontri già svolti, per valutare se esistano margini concreti di avanzamento.

Zelensky non nasconde dubbi sull’efficacia immediata di un vertice a tre, ma non esclude che possa facilitare progressi su temi specifici, come lo scambio di prigionieri o la preparazione di un futuro incontro tra leader. In questo quadro, Kiev conferma il proprio sostegno all’iniziativa americana, pur mantenendo ferme le sue condizioni di fondo.