Pensioni e Manovra 2026: nuovo emendamento del governo, cosa cambia davvero
La Manovra 2026 viene nuovamente ritoccata dopo il rallentamento imposto dalla Lega. Il governo ha depositato una versione aggiornata dell’emendamento al disegno di legge di Bilancio, segnando un cambio di rotta su più fronti: pensioni, Tfr e finanziamento di Transizione 4.0 escono dal perimetro del testo, mentre restano alcune misure fiscali e la rimodulazione delle risorse legate al Pnrr.
Il clima politico resta prudente. A margine dei lavori della Commissione Bilancio del Senato, il ministro per i Rapporti con il Parlamento Luca Ciriani ha invitato alla cautela sul superamento delle tensioni nella maggioranza, sottolineando come l’iter non possa dirsi concluso prima della chiusura formale dell’esame parlamentare.
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I lavori in Commissione Bilancio sono ripartiti con l’obiettivo di arrivare in giornata a un testo definitivo, così da rispettare il calendario che prevede l’approdo in Aula a Palazzo Madama all’inizio della prossima settimana. L’attenzione resta concentrata sugli equilibri interni alla maggioranza e sulle coperture finanziarie.
Tra le modifiche più rilevanti compare la revisione della ritenuta d’acconto per le imprese. La misura viene anticipata al 2028 con un’aliquota ridotta allo 0,5%, destinata poi a salire all’1% dal 2029. Secondo le stime, il gettito dovrebbe attestarsi a 734,5 milioni di euro nel primo anno, per poi superare 1,4 miliardi a regime.
Escono invece dal testo tutte le disposizioni sulle pensioni. Non figurano più né l’allungamento delle finestre di uscita né gli interventi sul riscatto della laurea. Eliminati anche i capitoli dedicati al Tfr, compresa l’estensione dell’obbligo di versamento al Fondo per le aziende che superano la soglia dei 50 dipendenti dopo l’avvio dell’attività.
Viene accantonata anche l’ipotesi di adesione automatica alla previdenza complementare per i neoassunti. La nuova formulazione dell’emendamento non contiene più queste misure, segnando una netta discontinuità rispetto all’impianto iniziale della manovra.
Scompaiono inoltre le risorse, pari a 1,3 miliardi di euro, inizialmente previste per rifinanziare Transizione 4.0, programma che ha già esaurito i fondi disponibili. Restano invece operative altre leve fiscali, come l’iperammortamento, inserite nel quadro complessivo degli incentivi alle imprese.
Via libera, infine, a un emendamento proposto da Fratelli d’Italia che attribuisce al popolo italiano la proprietà delle riserve auree custodite dalla Banca d’Italia. L’annuncio è arrivato dal senatore e relatore della manovra Claudio Borghi, che ha rivendicato il valore politico e simbolico della decisione, definendola il punto di arrivo di una battaglia portata avanti per oltre un decennio.