Manovra e pensioni, stop all'emendamento: governo verso un decreto legge
L’intervento sulle pensioni esce dalla Manovra. L’emendamento finisce fuori dal perimetro del disegno di legge di bilancio dopo le tensioni nella maggioranza, con la Lega che ha sollevato un nodo politico sulle coperture previdenziali. La strada individuata dall’esecutivo è quella di un decreto legge, destinato ad approdare in Consiglio dei ministri nei prossimi giorni.
A confermare il cambio di rotta è stato il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani, al termine del confronto in commissione Bilancio al Senato. La scelta nasce dalla necessità di individuare nuove risorse senza compromettere altri capitoli della Manovra, in particolare quelli legati a imprese, imprenditori e Zone economiche speciali.
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Il punto di attrito riguarda una delle misure contenute nel maxi emendamento da 3,5 miliardi presentato a Palazzo Madama, con cui il governo aveva ridefinito alcuni aspetti del ddl bilancio varato in autunno. Al centro del confronto, l’ipotesi di modificare le finestre mobili per l’accesso alla pensione anticipata a partire dal 2032.
Il testo prevedeva un differimento progressivo della decorrenza dell’assegno per chi matura i requisiti contributivi: nel 2031 lo slittamento sarebbe stato di tre mesi, destinato a salire a quattro mesi per chi raggiunge i requisiti nel 2032 e 2033, cinque mesi nel 2034 e sei mesi nel 2035. I requisiti restavano fissati a 42 anni e 10 mesi di contributi, con un anno in meno per le donne.
Era già stata accantonata un’altra previsione, quella che dal 2031 avrebbe ridotto il peso del riscatto della laurea breve nel calcolo dei requisiti per il pensionamento anticipato. Secondo la maggioranza, quella norma avrebbe dovuto funzionare come clausola di salvaguardia per eventuali squilibri di cassa legati alla previdenza complementare.
Per compensare possibili mancate entrate, la Lega aveva ipotizzato un ulteriore incremento dell’Irap, con un aumento graduale a partire dal 2030 fino al 2035. La proposta aveva però incontrato le resistenze di Forza Italia, aprendo una frattura all’interno della coalizione.
Dopo lo stallo in commissione, la maggioranza ha deciso di intervenire sull’emendamento 4.1000, mantenendo solo le parti legate al Pnrr e all’iperammortamento. Tutto il resto confluirà in un nuovo decreto, che dovrebbe essere approvato dal Consiglio dei ministri già nella prossima settimana.
Il testo sarà quindi riscritto, con una revisione delle coperture. La componente collegata al Pnrr resterà nella Manovra perché considerata essenziale per l’equilibrio complessivo dei conti. Le misure su transizione 5.0, Zes e altri interventi per il sistema produttivo saranno invece trasferite nel decreto.
Dal fronte economico, il sottosegretario al Mef Federico Freni ha assicurato che nessuna delle risorse destinate alle imprese andrà persa. Quanto previsto dall’emendamento per il tessuto produttivo sarà riproposto integralmente nel nuovo provvedimento o nel decreto che il governo intende varare entro la fine dell’anno.