Riforma pensioni e manovra 2026: finestra mobile più lunga, riscatto laurea breve ridimensionato e nuovi requisiti contributivi
Nel maxiemendamento del governo alla manovra di Bilancio 2026 il capitolo pensioni è ancora in fase di assestamento: dopo le polemiche su norme che, in alcune situazioni, potrebbero spingere più avanti l’uscita dal lavoro fino a due anni e mezzo, sul testo sono arrivati numerosi subemendamenti, anche dalla maggioranza.
Il perno dell’intervento riguarda la finestra mobile, cioè il tempo che separa il raggiungimento dei requisiti per la pensione anticipata e l’effettiva decorrenza dell’assegno. Oggi l’attesa è di tre mesi: l’obiettivo della manovra è allungarla, così da ridurre nel tempo il numero delle future uscite anticipate.
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La modifica, però, non partirebbe subito. Fino al 31 dicembre 2031 la finestra resterebbe invariata a tre mesi. Dal 1° gennaio 2032 al 31 dicembre 2033 salirebbe a quattro mesi, diventerebbe di cinque mesi per chi matura i requisiti nel 2034 e arriverebbe a sei mesi dal 1° gennaio 2035.
Nelle stime dell’esecutivo, l’effetto combinato dell’allungamento della finestra e della stretta sul riscatto della laurea porterebbe risparmi progressivi, fino a 2 miliardi di euro a regime nel 2035.
Accanto alle finestre, nel disegno di legge di Bilancio già circolava un altro tassello: l’adeguamento dei requisiti alla speranza di vita. La revisione prevista aggiungerebbe un mese nel 2027 e altri due nel 2028: per l’uscita anticipata servirebbero 43 anni e un mese di contributi (un anno in meno per le donne). Dopo, gli adeguamenti tornerebbero nel 2029 e poi con cadenza biennale.
Considerando anche la finestra che arriverebbe a sei mesi, la proiezione citata nel testo porta al 2035 con un requisito stimato di 44 anni e due mesi di contributi per lasciare il lavoro prima con la pensione anticipata.
Un capitolo a parte riguarda il riscatto della laurea breve (tre anni). Finora, pagando il riscatto, si potevano ottenere più contributi accreditati e, soprattutto, anticipare di tre anni il raggiungimento del requisito per la pensione anticipata. Con la manovra questo vantaggio verrebbe progressivamente ridotto, con l’intento dichiarato di scoraggiare nuove richieste e contenere, negli anni, le uscite anticipate da finanziare.
Sulla misura più contestata è arrivata una correzione: in Senato la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha indicato che la stretta non sarebbe retroattiva. Chi ha già riscattato la laurea non vedrebbe cambiata la propria posizione; eventuali modifiche varrebbero per il futuro, quindi sulle pratiche avviate dopo l’entrata in vigore della legge di Bilancio, dal 1° gennaio.
La riduzione del “peso” del riscatto ai fini dell’anticipo sarebbe inoltre graduale e scatterebbe dal 2031. In base al testo presentato, nel calcolo dei contributi utili all’uscita anticipata verrebbero “tagliati” 6 mesi nel 2031, 12 mesi dal 2032, 18 dal 2033, 24 dal 2034 e 30 dal 2035. A regime, su un riscatto di tre anni, ai fini del raggiungimento più rapido della pensione anticipata conterebbero soltanto sei mesi.