Importo dell'indennità di accompagnamento: quanto è, rivalutazione e arretrati

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L’indennità di accompagnamento costituisce una delle principali prestazioni economiche riconosciute dall’INPS alle persone con disabilità grave che necessitano di assistenza continua.

Si tratta di un sostegno economico destinato a coprire, almeno in parte, i costi dell’assistenza quotidiana, senza tenere conto della condizione economica del richiedente e senza limiti di età.

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Poiché si tratta di un istituto centrale all’interno del sistema di tutela sociale italiano, è utile comprendere in modo approfondito come viene determinato il suo importo, come funziona la rivalutazione annuale e in quali casi spettano gli arretrati.

Importo dell’indennità di accompagnamento

Uno degli aspetti più rilevanti dell’indennità di accompagnamento è il fatto che il suo importo è uguale per tutti i beneficiari, indipendentemente dal grado di necessità, dal reddito personale o familiare, dall’età e dalla tipologia di patologia che genera la condizione di invalidità.

Per un quadro più completo delle condizioni sanitarie che possono dare diritto all’indennità, consulta la guida dedicata alle patologie più comuni riconosciute dall’INPS.

Questo valore viene stabilito annualmente dallo Stato e adeguato secondo i criteri di rivalutazione automatica collegati all’inflazione. Ogni anno, infatti, con apposito decreto, il Ministero del Lavoro e l’INPS aggiornano l’importo sulla base della variazione dei prezzi al consumo.

Il meccanismo è pensato per mantenere il potere d’acquisto della prestazione, evitando che l’aumento del costo della vita, nonostante il recente calo dell’inflazione, riduca la capacità del contributo di coprire le esigenze assistenziali della persona invalida.

È fondamentale sottolineare che l'importo non può essere ridotto o modulato in base al tipo di assistenza fornita: anche chi non può camminare e chi necessita di sorveglianza continua ricevono lo stesso ammontare. Allo stesso modo, l’indennità non prevede maggiorazioni integrate al reddito né supplementi legati alla composizione del nucleo familiare.

Decorrenza dell’indennità di accompagnamento

Per comprendere il funzionamento degli arretrati è essenziale soffermarsi sull’aspetto della decorrenza, ovvero il momento a partire dal quale la prestazione diventa effettivamente esigibile.

In linea generale la decorrenza non coincide automaticamente con la data della domanda, ma dipende invece dal momento in cui l’accertamento sanitario certifica il diritto.

I casi più comuni sono due:

  • Decorrenza dalla data della domanda amministrativa

Quando la commissione medica accerta con il verbale definitivo che la condizione di invalidità grave era già presente al momento della presentazione della domanda, la prestazione decorre dal primo giorno del mese successivo alla domanda.

  • Decorrenza successiva alla visita medica

Se la commissione ritiene che la situazione invalidante sia sorta dopo la presentazione della domanda (caso raro ma possibile), la prestazione decorre dal primo giorno del mese successivo alla data riportata nel verbale come insorgenza della condizione.

Nel caso di minori, la decorrenza segue le stesse regole, con la precisazione che la prestazione può essere riconosciuta dalla nascita, qualora la patologia sia certificata come presente sin dal primo giorno di vita e la domanda sia presentata tempestivamente dai genitori.

Arretrati: quando spettano e come si calcolano

Gli arretrati dell’indennità di accompagnamento rappresentano le somme che spettano al beneficiario per il periodo intercorrente tra la decorrenza della prestazione e il momento in cui l’INPS effettua il primo pagamento effettivo.

Poiché la procedura di accertamento sanitario può richiedere diversi mesi, gli arretrati sono una componente molto frequente.

Il calcolo è lineare:

  • si determina l’importo mensile spettante alla persona;
  • si moltiplica per il numero di mesi intercorsi tra la data di decorrenza e quella del primo pagamento.

In caso di ricorsi o contenziosi giudiziari, la questione può complicarsi.

Se il giudice accerta che il diritto all’indennità esisteva fin dalla data originaria della domanda o da una data ancora precedente, gli arretrati includono tutti i mesi fino alla sentenza e spesso comprendono anche interessi legali e rivalutazione monetaria.

Questo avviene perché, nel contenzioso, il ritardo non è semplicemente procedurale ma dipende da un accertamento successivo che modifica una precedente decisione amministrativa.