Escalation tra Thailandia e Cambogia: raid, vittime e oltre 500 mila sfollati
La tensione tra Thailandia e Cambogia è tornata a salire dopo le nuove accuse di violazione della tregua firmata a ottobre. Secondo il quotidiano Khmer Times, caccia F-16 thailandesi avrebbero condotto raid nelle prime ore del mattino in territorio cambogiano, sganciando almeno due ordigni nella provincia di Banteay Meanchey, vicino al confine. Al momento non risultano vittime, ma fonti locali riportano molteplici sorvoli e operazioni militari senza ulteriori dettagli ufficiali.
Il potente leader cambogiano Hun Sen, oggi a capo del Senato ed ex premier per 38 anni, ha espresso preoccupazione ma anche apprezzamento per le forze militari. Ha ricordato che Phnom Penh ha mostrato moderazione dopo l'annuncio della tregua del 26 ottobre, mentre ora sarebbe costretta a difendere il proprio territorio.
Nuovi attacchi, civili in fuga e accuse incrociate
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Nella località cambogiana di Samraong, quasi completamente evacuata, sono stati segnalati colpi d’artiglieria. Testimoni riferiscono combattimenti più intensi rispetto all’escalation di luglio. La portavoce del ministero della Difesa cambogiano, Maly Socheata, accusa le forze thailandesi di aver colpito aree abitate da civili, scuole e il tempio di Ta Krabey, considerato sacro.
Dall’altro lato del confine, nella provincia thailandese di Sa Kaeo, abitanti locali raccontano esplosioni improvvise che li hanno costretti a mettersi in salvo. Secondo i dati diffusi dai due Paesi, la nuova ondata di violenze ha causato almeno 12 morti – sette civili cambogiani e cinque soldati thailandesi – e più di 500.000 sfollati complessivi.
Il ministero della Difesa cambogiano riferisce che oltre 101.000 persone sono fuggite da cinque province colpite da attacchi attribuiti alla Thailandia. Bangkok ribatte parlando di circa 400.000 cittadini costretti a lasciare le aree di frontiera per una “minaccia imminente alla loro sicurezza”.
Dialogo fermo e tensioni diplomatiche
Donald Trump, che aveva assistito alla firma della tregua, ha dichiarato la volontà di intervenire per favorire una nuova de-escalation. La Thailandia sostiene però di non essere pronta al dialogo né alla mediazione internazionale. Il portavoce del ministero degli Esteri, Nikorndej Balankura, ha affermato che il governo valuterà una ripresa dei colloqui solo quando non vi saranno più rischi per la propria sovranità e integrità territoriale, pur ascoltando eventuali proposte da parte dell’ex presidente statunitense.
La posizione thailandese resta allineata alle dichiarazioni del premier al leader della Malaysia, Anwar Ibrahim, già coinvolto nel processo di mediazione per l’accordo di ottobre: “Non è il momento per avviare colloqui”.
La crisi ha avuto ripercussioni anche sul piano sportivo. La Cambogia ha confermato il ritiro completo dai Giochi del Sudest asiatico in corso in Thailandia. Il Comitato olimpico nazionale, guidato da Vath Chamroeun, ha annunciato il rientro immediato di tutti gli atleti per ragioni di sicurezza, dopo le pressioni delle famiglie. Nonostante ciò, rappresentanti della delegazione cambogiana hanno partecipato alla sfilata inaugurale a Bangkok.