Giovane 23enne si suicida a Milano: la marijuana light al centro di un'inchiesta

giovane 23enne

A Milano, un ragazzo di 23 anni si è tolto la vita lanciandosi dalla finestra di un b&b nei pressi della Stazione Centrale. La tragedia, avvenuta poco dopo aver fumato quella che avrebbe dovuto essere “marijuana light”, ha immediatamente sollevato interrogativi: gli accertamenti delle forze dell’ordine sono in corso per capire se la sostanza acquistata conteneva composti non consentiti.

Secondo quanto riferito dai familiari, dopo l’assunzione il giovane avrebbe cominciato a pronunciare frasi “senza senso”. Il fratello ha raccontato che le condizioni mentali del 23enne si sono deteriorate rapidamente, prima del gesto estremo.

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La canna — venduta in un canapa shop con sede a Firenze — è al centro delle verifiche. Le autorità competenti hanno posto sotto sequestro diversi chili di prodotto, per esaminarne la composizione: l’obiettivo è accertare se la “marijuana light” fosse ancora conforme ai limiti di legge o se fosse stata “alterata”, magari con l’aggiunta di sostanze psicotrope o pericolose.

L’apertura di due inchieste — una sulle circostanze del suicidio e un’altra sull’eventuale commercio di sostanze non conformi — testimonia la gravità del fatto e la necessità di fare chiarezza. Nessuna ipotesi viene esclusa in questa fase: le indagini vogliono stabilire se il gesto del giovane sia da ricondurre all’effetto della sostanza, a una fragilità psicologica preesistente o a una combinazione di fattori.

La vicenda riporta sotto i riflettori il dibattito sull’uso della “marijuana light”: in Italia, come altrove, questi prodotti — privi di effetto psicotropo secondo normativa — possono risultare pericolosi se alterati, venduti con etichette ingannevoli o mescolati con altre sostanze.

Il caso scuote l’opinione pubblica e invita a una riflessione attenta sulla regolamentazione, sul controllo della filiera e sulla consapevolezza dei rischi — reali e potenziali — legati a sostanze, anche quando apparentemente “legali”.