Cilento in inverno: viaggio nei borghi antichi tra natura, storia e sapori autentici

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Il Cilento in inverno rivela un fascino diverso e inatteso: lontano dal turismo di massa, questa terra della Campania si trasforma in un rifugio di quiete, natura e cultura. Tra castelli, borghi storici, trekking, riti religiosi, tradizioni contadine e sapori genuini, paesi come Lustra, Rutino, Sessa Cilento, Stella Cilento, Caselle in Pittari e Camerota offrono un’esperienza di viaggio lenta e profonda, dove ogni vicolo racconta una storia.

«Cilento stizze re sango asciute ra lu core»: schizzi di sangue usciti dal cuore. Una definizione antica che racchiude l’anima di questo territorio, conosciuto soprattutto per le sue spiagge tra le più belle d’Italia, ma capace di emozionare in ogni stagione. In inverno i borghi cilentani si riempiono di silenzi, luci soffuse e panorami limpidi; qui si sperimenta un turismo esperienziale in cui i viaggiatori non sono semplici visitatori, ma ospiti che condividono ritmi, abitudini, prodotti tipici e tradizioni delle comunità locali.

In questo contesto si inserisce il recente Press Trip alla scoperta dei borghi antichi del Cilento, organizzato dall’Associazione Cilentomania – comunicazione integrata per il turismo, realtà senza fini di lucro attiva da oltre vent’anni. Il Press Tour rientra nelle strategie di promozione della rete di sei comuni uniti nel progetto La Congiura dei Baroni e… altre storie, finanziato dalla Regione Campania attraverso il fondo Fsc 2021/2027. Il partenariato comprende i comuni di Lustra, Sessa Cilento, Rutino, Stella Cilento, Caselle in Pittari e Camerota.

Si tratta di un evento itinerante tra le aree interne e la costa del Parco Nazionale del Cilento, con spettacoli di musica, teatro, rievocazioni storiche e itinerari nella natura: un viaggio alla ricerca della vera identità locale, per valorizzare le risorse culturali, naturalistiche ed enogastronomiche del Cilento.

Cilentomania e i viaggi esperienziali per lo sviluppo del territorio

Orlando Di Scola, presidente dell’Associazione Turistica Cilentomania APS, racconta gli obiettivi di questo percorso, frutto di un lavoro ventennale di promozione del Cilento in Italia e all’estero, anche attraverso gli uffici di informazione turistica lungo la costa. L’intento è chiaro: far emergere le potenzialità del Cilento interno d’inverno, con i suoi piccoli borghi e le sue esperienze autentiche.

Obiettivo del tour è mettere in luce aziende vitivinicole, percorsi naturalistici, emozioni da vivere nei centri storici, passeggiate e itinerari che hanno senso tutto l’anno, non solo in estate. Se il mare resta un’attrazione principale, Cilentomania punta a raccontare anche paesaggi poco conosciuti, luoghi inesplorati e risorse ancora da scoprire, capaci di regalare esperienze intense e genuine.

I borghi storici del Cilento in inverno: pace, tradizioni e artigianato

Durante il viaggio si attraversano borghi che in inverno si avvolgono di pace e silenzio, tra riti religiosi, antichi lavori, paesaggi naturalistici, artigianato locale e sapori unici. Ogni paese custodisce un’anima specifica, fatta di storie, leggende e saperi tramandati.

Lustra e il Castello di Rocca Cilento

Il borgo di Lustra conserva intatto il fascino delle sue origini: stradine in pietra, case in stile tradizionale e un paesaggio punteggiato da ulivi secolari, grazie ai quali si produce un pregiato olio extravergine d’oliva, protagonista della “Strada dell’Olio del Cilento”. La frazione di Rocca Cilento è dominata dall’imponente Castello medievale, oggi dimora di charme, dove si è tenuto anche il banchetto nuziale di Ellea Taylor, figlia del batterista dei Duran Duran, Roger Taylor.

Incastonato sulla cima di una collina, il Castello offre una vista spettacolare che spazia da Capo Palinuro a Punta Campanella. Di origine longobarda, risalente alla fine del IX secolo, la fortezza nacque per difendere il borgo dalle incursioni saracene e fu a lungo centro di attività giudiziarie e amministrative, nonché feudo dei Sanseverino fino al 1552. Restaurato dall’architetto Stefano Sgueglia, il maniero ha conservato la propria identità storica pur assumendo una veste moderna e di design contemporaneo. Qui si svolge una importante rassegna dedicata all’olio EVO, che valorizza l’extravergine e i territori di produzione.

Rutino, tra riti religiosi, natura e vini di carattere

A Rutino il cuore del borgo è la chiesa di San Michele Arcangelo, che deve l’aspetto attuale alla ristrutturazione ottocentesca voluta da Don Antonio Verdoliva. Di particolare interesse le dodici vetrate policrome che rappresentano i sette Sacramenti; nella cripta sono custoditi preziosi oggetti sacri, un piccolo tesoro di arte e devozione. Il paese è tappa del Cammino di San Nilo, itinerario spirituale che attraversa il Cilento interno, e vive con intensità la Via Crucis vivente del Venerdì Santo.

Rutino è anche natura: il Parco Palustro offre sentieri immersi nel verde per escursioni a piedi o in bicicletta, ideali per chi ama il birdwatching e le vedute panoramiche. Cultura, spiritualità e gastronomia si incontrano in un contesto che sembra sospeso nel tempo. Qui si producono vini dalla notevole sapidità, legata non alla salsedine del mare, ma ai sali minerali del terreno cilentano. I vigneti della cantina Barone si estendono per circa dodici ettari, su suoli talvolta difficili ma generosi, capaci di esprimere vini profondi e territoriali.

Sessa Cilento e la Valle dei Mulini

Adagiato sul versante del Monte Stella, Sessa Cilento domina una riserva naturale ricca d’acqua, con una vista che abbraccia buona parte del Cilento e del golfo di Salerno. Lungo il torrente Sorrentino, dal borgo di San Mango fino a valle, nel XIII secolo furono costruiti ben 23 mulini ad acqua, rimasti attivi fino alla metà del Novecento. Oggi compongono la suggestiva Valle dei Mulini, un percorso di circa due chilometri che racconta un’economia antica legata alle risorse idriche.

Un progetto di recupero mira a ridare vita agli antichi mulini e ai grani cilentani: i terreni comunali saranno affidati a giovani agricoltori e startup per coltivare varietà autoctone, generando nuove economie locali. L’obiettivo è contrastare l’abbandono delle aree interne e promuovere nuove imprese nei settori culturale, agricolo e turistico. Nel centro storico spicca la Casa della Musica, un piccolo museo con strumenti e banchi di scuola d’epoca.

Poco fuori dal paese si trova il Palazzo Coppola, edificio a pianta quadrata con torre interna e torre medievale del Quattrocento, costruito tra il 1750 e il 1800. Oggi ospita l’Ecomuseo del Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni ed è simbolo di memoria e identità. È destinato a diventare un motore di rilancio per l’intero territorio. Qui operano anche gli ultimi vuttari” del Cilento, artigiani che riparano tini e botti per la fermentazione e l’invecchiamento dei vini autoctoni come Falanghina, Piedirosso e Primitivo.

Stella Cilento, il paese dei maestri di cesti e canestri

L’attuale Stella Cilento un tempo si chiamava Porcili, dal greco “pro kyrios”, cioè “davanti al signore”, perché sul Monte Stella sorgeva la residenza del Guastaldo, delegato civile, militare e giudiziario di cui restano tracce in località Castelluccio. Il nome attuale richiama la posizione panoramica del paese, quasi sospeso tra cielo e terra.

Il Sentiero del Monte Stella è meta di pellegrinaggi: lungo il percorso si incontrano antiche cappelle e scorci mozzafiato. In vetta sorge il santuario della Madonna del Monte Stella, edificio di origine millenaria restaurato nel 1993, che fa parte delle sette chiese mariane maggiori del Cilento, le famose Sette Sorelle, legate a credenze magico-simboliche precristiane. La frazione di Droro, negli anni Cinquanta, era rinomata per l’artigianato delle ceste: oggi resta attivo solo l’artigiano Antonio Di Benedetto, custode solitario dell’arte dell’intreccio.

Caselle in Pittari, il Palio del Grano e il festival “Fiori alle Porte

Il nome Caselle in Pittari deriva da “casellae” (piccoli casali) e “pittari” (dal greco “pietra”, “roccia”). Il borgo è arroccato su una collina dominata da una torre medievale, non lontano dal fiume Bussento e dalle sue spettacolari grotte. Qui l’accoglienza diffusa e il recupero dei borghi rurali sono diventati un modello. I boschi circostanti offrono numerosi sentieri tra sorgenti e punti panoramici, perfetti per chi ama camminare nella natura.

Lungo il Cammino di San Michele, collegato all’omonimo monte dove il culto dell’arcangelo è attestato dall’VIII secolo, si raggiunge l’incantevole Eremo di San Michele, nei pressi dell’inghiottitoio del Bussento, dove l’acqua ha scavato la roccia calcarea creando un fenomeno naturale di grande rilievo. Per gli abitanti, San Michele è una presenza viva: nel giorno a lui dedicato la comunità sale in processione fino all’eremo, rinnovando un rito che unisce generazioni.

A luglio, nell’ultima settimana, si svolge il celebre Palio del Grano, nato per far conoscere alle nuove generazioni la pratica contadina della mietitura e celebrare le antiche tradizioni agricole, coinvolgendo il paese in gare, rievocazioni e momenti conviviali. Ad agosto va in scena il festival Fiori alle Porte, evento di arti performative ideato e diretto dall’artista Ramona Pisano. Il festival è anche un’occasione per riscoprire le antiche serenate popolari, i cosiddetti fiori, sia d’amore che “a ingiuria”, un tempo utilizzati anche per denigrare una donna che aveva lasciato un uomo.

Camerota, le grotte, il mare e il racconto delle Strambaie

Marina di Camerota, perla del Cilento, custodisce nelle sue celebri grotte marine un patrimonio naturalistico e storico straordinario. È possibile godersi un aperitivo al tramonto in barca con bagno alla Grotta degli Innamorati, all’Occhio di Venere e nella suggestiva Grotta Azzurra, oppure partecipare alle tradizionali Lamparate, la pesca notturna seguita da cena a bordo con il pescato del giorno.

Una leggenda narra che Palinuro, nocchiero di Enea, si innamorò perdutamente di Kamaraton senza essere ricambiato. La giovane, perseguitata, trovò la morte in fondo al mare. Venere la trasformò in una roccia, che divenne l’altura su cui oggi sorge Camerota. Oggi Marina di Camerota è una destinazione ideale per chi ama mare, storia e natura, tra acque cristalline, cultura millenaria e cucina tradizionale cilentana.

Le spiagge sono tra le più rinomate d’Italia: la Baia degli Infreschi, eletta “spiaggia più bella d’Italia 2014” da Legambiente, la Cala Bianca e la Spiaggia del Troncone, dove l’acqua assume sfumature che vanno dal verde al blu cobalto. Secondo la leggenda, nella Grotta degli Innamorati due amanti trovarono rifugio per fuggire a un destino avverso, trasformandola in simbolo di amore eterno.

Alcune grotte sono accessibili anche dalla spiaggia, come la Grotta della Cala, dove sono stati rinvenuti reperti risalenti a circa 45.000 anni fa, testimonianza della presenza sia dell’Homo neanderthalensis che dell’Homo sapiens. La Festa del Mare e dei Pescatori rievoca le atmosfere del borgo antico con rappresentazioni teatrali, arti e mestieri, musica e poesia. Qui rivivono le storie delle Strambaie, donne del vicolo che raccoglievano l’erba spartea per trasformarla in funi destinate ai pescatori.

Le voci dei protagonisti del territorio

Francesco Barone, dell’azienda agricola vitivinicola Barone di Rutino, fondata nel 2004 da Giuseppe Di Fiore, Francesco Barone e Perrella, racconta il legame profondo con la sua terra. Ricorda come il Cilento, agli inizi dell’Ottocento, fosse considerato una delle zone più arretrate d’Italia, segnata da fame e difficoltà, dove la geologia complessa rendeva arduo lavorare i terreni. Proprio per questo, quando si riesce a impiantare la vite, il risultato è straordinario: le radici affondano nella roccia micronizzata e i vini del Cilento, e di Rutino in particolare, acquisiscono una sapidità unica, dovuta ai sali minerali del suolo e non alla salsedine del mare.

Vincenzo Vaccaro, vicesindaco di Stella Cilento, sottolinea la vocazione turistica del paese: una comunità di circa seicento abitanti che riesce a offrire quasi trecento posti letto tra B&B e agriturismi. Nel territorio sono presenti tre frantoi attivi e un frantoio storico visitabile, inserito nel progetto La Via dell’Olio. Sul Monte Stella si trova l’area attrezzata del Vivaio, raggiungibile anche con sentieri di trekking; un percorso circolare collega Stella a tre delle quattro frazioni, ripercorrendo l’antico cammino dei pellegrini verso la Madonna della Stella.

Numerosi gli eventi nel corso dell’anno, soprattutto in estate. Il principale è Cuntaria, festival nella frazione di Droro che si svolge nella terza settimana di agosto: installazioni artistiche, teatro di strada, narrazioni e performance trasformano il borgo in un laboratorio di memoria e creatività. Gli artigiani locali mantengono viva la tradizione della lavorazione del legno e delle ceste. In occasione del festival, Stella Cilento ospita un campo di volontariato internazionale con studenti da tutta Europa, e nelle ultime edizioni le presenze hanno superato le diecimila persone.

Nella frazione San Giovanni si svolge la Festa del Borgo, dedicata alla “notte magica del Cilento antico”, mentre ad Amalafede (in origine Bonafida) rivive la leggenda delle Janare, streghe della tradizione popolare del Sud Italia, legate in particolare all’area di Benevento. L’evento intreccia leggenda, arte e tradizione, evocando la figura della janara come custode di saperi antichi e protagonista di racconti tramandati di generazione in generazione.

Stella Salomone, del Comune di Caselle in Pittari, delegata ai rapporti con la scuola e alle pari opportunità, descrive il paese come una comunità accogliente, capace di far sentire chiunque arrivi “a casa”. L’accoglienza familiare – tra alberghi, B&B e turismo di ritorno – è uno dei tratti distintivi del borgo: chi torna a Caselle, spesso per rincontrare le proprie radici, trova ancora le porte aperte delle case originarie.

Elemento centrale della vita comunitaria è il Palio del Grano, che, oltre a essere una grande festa, rappresenta un progetto di riappropriazione dell’identità contadina. La manifestazione, infatti, si lega alla ripresa delle coltivazioni e al loro approdo nell’enogastronomia. A questo si affianca il festival Fiori alle Porte, dedicato alla riscoperta del canto a fiore cilentano, patrimonio orale che Caselle sta riportando alla luce.

Per spiegare la natura di questo canto e la sua trasformazione in forma d’arte interviene Ramona Pisano, direttrice artistica del festival “Fiori alle Porte”. Dalle ricerche sono emersi due tipi di serenate: i fiori d’amore e i fiori a ingiuria. Questi ultimi erano serenate dispregiative, commissionate per esempio da un uomo lasciato da una donna, che potevano alimentare dissapori tra le famiglie. Ramona racconta anche la figura del nonno Domenico, ultimo banditore di Caselle, che girava per il paese con una trombetta per leggere ad alta voce i bandi a una popolazione in gran parte analfabeta.

Il progetto Fiori alle Porte punta a recuperare i vecchi portoni del centro storico attraverso opere pittoriche di artisti e ragazzi, ogni anno ispirate a un tema legato alle serenate. L’obiettivo è trascrivere e tramandare il patrimonio orale del canto a fiore, una forma di comunicazione ormai in disuso ma fondamentale per la cultura del Sud Italia. Attraverso i portoni, simbolicamente, si continua a comunicare e a raccontare.

Serena Palumbo, accompagnatrice turistica per la Grotta della Cala e operatrice presso l’ufficio turistico di Marina di Camerota, spiega come anche in inverno si stia ampliando l’offerta turistica, grazie al Museo del Mare e alla valorizzazione delle grotte preistoriche. La Grotta della Cala fa parte di un complesso che include anche la Grotta del Poggio e riveste una grande importanza archeologica.

All’interno della Grotta della Cala sono stati rinvenuti reperti relativi sia all’Homo neanderthalensis che all’Homo sapiens. Gli studi, condotti dall’Università di Siena, proseguono ancora oggi. Nella grotta sono stati installati pannelli che illustrano la stratigrafia dello scavo e riproducono i reperti più significativi: ciottoli dipinti di epoca mesolitica, ami in osso dell’Età del Rame, un’amigdala con punte in pietra e un giavellotto. Nella parte più interna, non visitabile, sono state scoperte tombe dell’Età del Bronzo, con ossa umane, vasellame e perle in pasta vitrea e ambra, testimonianza di antichi commerci – probabilmente con i Micenei – e ritrovamenti unici in Campania, ancora oggetto di studio.

di Harry di Prisco