Comuni in bilico dopo le polemiche: i ripensamenti sulla cittadinanza onoraria a Francesca Albanese
Negli ultimi mesi molte amministrazioni comunali si sono affrettate a offrire la cittadinanza onoraria a Francesca Albanese, relatrice speciale dell’Nazioni Unite per i territori palestinesi occupati. Oggi, dopo le sue recenti dichiarazioni in merito all’assalto alla sede del giornale La Stampa a Torino da parte di un gruppo pro-Palestina, cresce la fuga in avanti di molti comuni che cercano di dissociarsi.
Le parole pronunciate da Albanese — «condanno la violenza, ma che questo serva da monito affinché la stampa ritorni a fare il suo mestiere» — hanno generato un’ondata di critiche da parte di forze politiche, istituzioni e opinione pubblica.
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A Torino la proposta di conferire la cittadinanza onoraria, avanzata dal gruppo Movimento 5 Stelle lo scorso settembre, si era già scontrata con il dissenso del Partito Democratico e di +Europa. Dopo le frizioni, molti consiglieri dem hanno ritirato le firme e la mozione non è stata calendarizzata per un voto.
A Bologna, nonostante l’assemblea comunale avesse già deliberato a favore del riconoscimento, le dichiarazioni di Albanese hanno scatenato una reazione a catena: il sindaco, diversi esponenti del Pd e le opposizioni — fra cui Lega e Fratelli d'Italia — hanno chiesto di revocare l’onorificenza o di fermare la cerimonia. Un ordine del giorno di revoca è stato annunciato.
Situazione analoga a Napoli e in altri Comuni che inizialmente si erano mostrati favorevoli a onorare Albanese per il suo impegno internazionale, ma che ora cercano di prendere le distanze dal caso mediatico scatenato dalle sue parole.
Il dibattito mette in luce le difficoltà che le istituzioni affrontano quando simboli, riconoscimenti e libertà di stampa si intrecciano con temi internazionali sensibili come il conflitto israelo-palestinese.