Giornata contro la violenza sulle donne: storia, dati e nuove misure in Italia
Il 25 novembre è la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, istituita dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite nel 1999 con la risoluzione 54/134. La data ricorda il sacrificio delle sorelle Mirabal — Patria, Maria Teresa e Minerva — attiviste che tra gli anni ’40 e ’50 si opposero alla dittatura di Rafael Trujillo nella Repubblica Dominicana e furono torturate e uccise per il loro impegno politico.
In Italia ogni giorno 85 donne subiscono un reato che va dai maltrattamenti familiari alla violenza sessuale, fino allo stalking. Nel 2022 si sono registrati 106 femminicidi, di cui 61 commessi da partner o ex partner, tutti uomini, secondo i dati Istat. L’articolo 1 della dichiarazione Onu definisce la violenza contro le donne come qualsiasi atto fondato sul genere che provochi danno fisico, sessuale o psicologico, incluse minacce, coercizione o privazione arbitraria della libertà.
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Con l’espressione violenza di genere si indicano forme diverse di abuso: psicologico, fisico, sessuale, atti persecutori come lo stalking e lo stupro, fino al femminicidio. La normativa italiana persegue tre obiettivi centrali: prevenire i reati, punire i colpevoli, proteggere le vittime. Dal 2009 il reato di atti persecutori ha introdotto un quadro più definito per contrastare comportamenti violenti e pressanti che obbligano la vittima a modificare la propria vita. Successivamente, con le misure urgenti per la sicurezza e il contrasto alla violenza di genere, sono stati rafforzati tutela giudiziaria, sostegno alle vittime e possibilità di permessi di soggiorno per motivi umanitari per le donne straniere.
La normativa italiana, aggiornata con la legge n. 69/2019 sulla tutela delle vittime di violenza domestica e di genere, si inserisce nel quadro tracciato dalla Convenzione di Istanbul del 2011, primo strumento internazionale vincolante dedicato alla prevenzione e alla lotta contro la violenza sulle donne. La Convenzione riconosce questa violenza come una violazione dei diritti umani e impone agli Stati misure per proteggere anche i minori testimoni di abusi, oltre a prevedere la penalizzazione delle mutilazioni genitali femminili.
A luglio scorso il Senato ha approvato la legge che introduce il reato autonomo di femminicidio, ora all’esame definitivo della Camera nella seduta di martedì 25 novembre 2025. Il provvedimento, articolato in quattordici articoli, prevede l’inserimento dell’articolo 577-bis nel Codice penale, distinguendo il femminicidio dall’omicidio comune. Il testo stabilisce la pena dell’ergastolo per chi uccide una donna per motivi di odio di genere, discriminazione o come forma di repressione dei suoi diritti e della sua libertà personale.
Con 227 voti favorevoli, la Camera ha inoltre approvato la riforma che modifica il delitto di violenza sessuale, introducendo il principio del consenso libero e attuale, in linea con gli standard della Convenzione di Istanbul. Qualsiasi atto sessuale privo di consenso esplicito costituisce reato. Il testo è ora atteso al Senato.
Il quadro normativo contro la violenza di genere è stato rafforzato anche dal Codice Rosso del 2019, che ha introdotto una corsia preferenziale per la gestione delle denunce e l’obbligo per il pubblico ministero di ascoltare le vittime entro tre giorni.
Tra gli strumenti di sensibilizzazione si è diffuso anche il Signal for Help, un gesto silenzioso ideato dalla Canadian Women’s Foundation per comunicare una richiesta immediata di aiuto in situazioni di violenza domestica. Il segnale consiste nel sollevare una mano, piegare il pollice nel palmo e chiudere le altre dita, simulando un movimento rapido che può essere compiuto senza attirare l’attenzione dell’aggressore.