Garlasco, il Riesame annulla il sequestro dei dispositivi informatici dell'ex pm Venditti

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Il Tribunale del Riesame di Brescia ha annullato il sequestro dei dispositivi informatici appartenenti all’ex procuratore aggiunto di Pavia Mario Venditti, indagato per corruzione in atti giudiziari nell’ambito del caso Garlasco. L’ex magistrato è sospettato di aver favorito, nel 2017, l’archiviazione di Andrea Sempio, oggi di nuovo indagato per l’omicidio in concorso di Chiara Poggi.

Il sequestro, scattato lo scorso 26 settembre, riguardava undici dispositivi tra pc, telefoni cellulari e hard disk. Nel provvedimento il Riesame “annulla il sequestro probatorio emesso dal pubblico ministero il 24 ottobre e ordina la restituzione ai ricorrenti di tutti i beni sequestrati”. La decisione coinvolge anche gli ex carabinieri Silvio Sapone e Giuseppe Spoto.

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Per Venditti si tratta del terzo annullamento, considerando anche quello relativo al cosiddetto “sistema Pavia”, in cui è indagato per corruzione e peculato. Nonostante il provvedimento, l’ex pm non potrà comunque riottenere i propri dispositivi: su computer e telefoni pende infatti un incidente probatorio che prevede l’analisi dei contenuti tramite ricerca per parole chiave.

Con questo secondo round – dopo che il primo ricorso era stato respinto in parte per la genericità del decreto firmato dal procuratore capo di Brescia Francesco Prete e dalla pm Claudia Moregola – gli ex carabinieri Spoto e Sapone possono invece rientrare in possesso dei dispositivi sequestrati a fine settembre, in un’indagine che non li vede formalmente indagati. Oltre a Venditti, in questo filone risulta indagato anche Giuseppe Sempio, padre di Andrea, accusato di essere il presunto corruttore.

La Procura di Brescia, competente quando sono coinvolti magistrati del distretto di Pavia, sostiene che nel telefono dell’ex pm si trovino elementi utili alla prova del reato. Tuttavia, non è stata ancora in grado di indicare le parole chiave necessarie per circoscrivere la ricerca, come stabilito da una recente sentenza della Corte di Cassazione. L’accusa ritiene comunque indispensabile approfondire in modo ampio i rapporti tra inquirenti, famiglia Sempio, avvocati e consulenti, compresi eventuali passaggi di denaro.

Nella richiesta di indagare sulle presunte “anomalie” che avrebbero coinvolto gli ex carabinieri impegnati nelle indagini su Andrea Sempio, la Procura di Brescia chiede di accedere liberamente agli ultimi undici anni di dati contenuti nei dispositivi di Venditti: mail, messaggi, fotografie e chat eliminate. Non è escluso che, dopo il deposito delle motivazioni, la Procura guidata dal procuratore capo Prete possa ricorrere in Cassazione contro la decisione del Riesame, presieduto dal giudice Giovanni Pagliuca.