È morto Giovanni Cucchi, il padre di Stefano e Ilaria: Ha dato voce a suo figlio

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È scomparso Giovanni Cucchi, padre di Stefano, morto nel 2009, e di Ilaria Cucchi, oggi senatrice di Alleanza Verdi e Sinistra. La notizia è stata resa pubblica sui social dall’avvocato Fabio Anselmo, compagno di Ilaria e storico legale della famiglia.

«Ci sono parole che non si dimenticano, che restano incise anche quando le voci che le hanno pronunciate si spengono. Da oggi, purtroppo, Giovanni Cucchi non c’è più», ha scritto Anselmo. «Molti, troppi, hanno detto che a Giovanni non importava nulla di suo figlio, che lo aveva abbandonato, che Stefano fosse solo. Lo hanno fatto per anni, per giustificare l’ingiustificabile, per infangare una famiglia già distrutta dal dolore».

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Anselmo ha ricordato uno dei momenti più intensi del lungo percorso giudiziario sulla morte di Stefano. Durante un’udienza, Giovanni lesse in aula una lettera scritta dal figlio due anni prima della sua morte, datata 26 agosto 2006. In quelle righe, Stefano si rivolgeva al padre con affetto e riconciliazione: «Caro papà, ti sto scrivendo sul treno, quel treno che tante volte ho preso per la disperazione e non mi portava mai a destinazione. Beh, adesso questo treno mi porta da te, forse la persona più importante della mia vita».

La lettera proseguiva: «Dopo tante battaglie e scontri, finalmente ci siamo ritrovati, io con una nuova e inaspettata voglia di vivere e di fare grandi cose. Tu che sei così grande, un punto di riferimento, un uomo che forse non ha mai smesso di credere in me, forse l’unico. Un padre che amo e che non voglio più vedere soffrire. Capisci? La vita comincia ora. La nostra».

«Mentre leggeva davanti alla Corte quelle righe – ha ricordato Anselmo – Giovanni tremava. La voce si spezzava, ma non si fermava. In quell’aula cadde il silenzio pesante di chi, per anni, aveva accusato quella famiglia di menefreghismo e ipocrisia. Quelle parole, semplici e vere, hanno spazzato via anni di odio, menzogne e depistaggi».

Nel suo post, l’avvocato ha concluso: «A chi ha scritto che Giovanni non c’era, a chi ha detto che se lo meritava, a chi ancora oggi commenta senza sapere: leggete questa lettera. È la voce di un figlio che amava suo padre, di un ragazzo che voleva vivere, non morire in una cella. Di una famiglia che non ha mai smesso di esserci. Giovanni, con la tua voce hai dato voce a tuo figlio. Grazie per la tua forza».