Trump parla con Putin e prepara l'incontro con Zelensky: I Tomahawk servono anche a noi

Donald Trump ha avuto una lunga conversazione telefonica con Vladimir Putin alla vigilia del suo incontro con Volodymyr Zelensky alla Casa Bianca. La chiamata, durata oltre due ore, ha aperto la strada a un possibile faccia a faccia tra i due leader a Budapest e ha segnato una parziale frenata sull’invio dei missili Tomahawk all’Ucraina.
Secondo quanto riferito dal presidente americano, il colloquio con il leader del Cremlino è stato “molto produttivo” e ha toccato temi centrali come la guerra in Ucraina, la cooperazione economica e la sicurezza internazionale. “Putin mi ha fatto i complimenti per la pace raggiunta in Medio Oriente, qualcosa che, secondo lui, il mondo attendeva da secoli”, ha dichiarato Trump su Truth Social, aggiungendo che l’incontro con Putin a Budapest potrebbe “porre fine a questa guerra ignominiosa”.
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Il presidente americano ha sottolineato che “il successo in Medio Oriente potrebbe aiutare a mettere fine al conflitto tra Russia e Ucraina” e ha annunciato colloqui ad alto livello tra i rispettivi consiglieri già dalla prossima settimana. Durante la conversazione, i due leader hanno discusso anche delle prospettive commerciali tra Stati Uniti e Russia “una volta che la guerra sarà finita”.
Parlando alla stampa dalla Casa Bianca, Trump ha precisato che incontrerà Zelensky “per prendere una decisione” sui Tomahawk. “Gli riferirò della telefonata con Putin, ma abbiamo un problema: i due non vanno d’accordo, hanno un rapporto pessimo. Questa guerra è ridicola, muoiono 7.000 persone a settimana. Spero di fermare tutto questo. Ho fermato otto guerre, con questa sarebbero nove”.
Proprio i missili Tomahawk sono stati uno dei punti più delicati del confronto. Kiev ne chiede la fornitura per colpire obiettivi russi in profondità, ma dopo la chiamata con Putin, Trump sembra più prudente: “Abbiamo bisogno dei Tomahawk per gli Stati Uniti, sono armi eccellenti e vitali. Ci servono anche a noi. Non so cosa potremo fare”. Alla domanda se Putin lo avesse dissuaso, ha risposto ironicamente: “Cosa pensate? Credete mi abbia detto ‘sì, vendili pure’? Gli ho chiesto se gli dispiacerebbe se dessi 2.000 Tomahawk al suo avversario. A volte bisogna prenderla con leggerezza”.
Dal Cremlino, il consigliere per gli affari internazionali Yuri Ushakov ha confermato che la telefonata è avvenuta su iniziativa russa e ha descritto la conversazione come “molto franca e improntata alla fiducia”. Ushakov ha parlato di un “particolare accento sulla crisi ucraina” e di una “dettagliata valutazione della situazione” da parte di Putin, che ha ribadito l’interesse di Mosca per una soluzione “politico-diplomatica e pacifica”.
Il portavoce Dmitry Peskov ha invece assunto toni più duri, avvertendo che la Russia “farà tutto” per garantire la propria sicurezza nel caso in cui gli Stati Uniti decidessero di fornire i missili a lungo raggio a Kiev. “I nostri militari sanno cosa fare, hanno il potenziale necessario. Faremo tutto il possibile per difendere il Paese”, ha dichiarato, parlando di un rischio di “nuovo livello di escalation”.
Nel frattempo, Zelensky, già a Washington per incontri con rappresentanti del settore della difesa e dell’energia, ha commentato con scetticismo la mossa di Mosca. “Si vede che la Russia si affretta a riprendere il dialogo non appena sente parlare dei Tomahawk”, ha scritto su X. “Mentre il Cremlino continua ad attaccare il nostro settore energetico, noi lavoriamo per garantire la resilienza dell’Ucraina”.
Il presidente ucraino ha espresso la speranza che “lo slancio ottenuto nel contenere la guerra in Medio Oriente aiuti a porre fine anche a quella contro la Russia”. E ha aggiunto: “Putin non è più coraggioso di Hamas o di qualsiasi altro terrorista. Il linguaggio della forza e della giustizia funzionerà anche contro la Russia. Non ci deve essere alternativa alla pace e a una sicurezza garantita in modo affidabile”.