Rutte avverte Mosca: Sarebbe un'idiozia attaccare la Nato

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Mark Rutte, segretario generale della Nato, ha lanciato un nuovo monito alla Russia di Vladimir Putin. Durante l’assemblea parlamentare dell’Alleanza Atlantica a Lubiana, in Slovenia, l’ex premier olandese ha dichiarato che se Mosca fosse “così idiota da attaccarci”, si scatenerebbe una guerra aperta tra Russia e Nato “molto diversa” da quella in corso in Ucraina da quasi quattro anni.

Con il suo consueto tono diretto, Rutte ha ribadito che il conflitto in Ucraina è una “guerra di aggressione” e che, qualora il Cremlino decidesse di sfidare l’Alleanza, si troverebbe davanti una potenza militare incomparabilmente superiore. “Speriamo che non accada mai – ha detto – ma se la Russia fosse così idiota da attaccarci, sarebbe guerra aperta. E sarebbe molto diversa da quella tra Russia e Ucraina”.

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Un’eventualità che implicherebbe lo scontro diretto tra più potenze nucleari. L’Ucraina, ricordiamo, aveva rinunciato al proprio arsenale atomico negli anni Novanta in cambio di garanzie di sicurezza rivelatesi poi inefficaci.

Rutte ha sottolineato che la Nato resta “molto più forte dei russi”, anche se Mosca ha intensificato il proprio riarmo dopo l’invasione dell’Ucraina. Per questo, ha spiegato, l’Alleanza deve continuare a investire nella difesa per evitare che al Cremlino “vengano strane idee”.

Tra gli esempi citati, il progressivo ritiro navale russo dal Mediterraneo: “Una volta – ha ricordato – la task force russa nel Mediterraneo contava navi di superficie, sottomarini e mezzi di supporto. Oggi quasi non esiste più”. Con ironia, ha aggiunto: “La caccia a Ottobre Rosso oggi sembra più una caccia al meccanico più vicino”.

Nonostante il ridimensionamento della flotta, Rutte ha avvertito che la Russia resta “profondamente pericolosa” e che la Nato deve essere pronta ad affrontare qualsiasi minaccia. “Non dobbiamo sottovalutare la Russia, ma neppure sopravvalutarla”, ha detto.

Il segretario generale ha ricordato i rischi legati ai missili ipersonici russi, in grado di colpire le città europee in pochi minuti, viaggiando a velocità Mach 5. “Per questo – ha affermato – la Nato dovrà quintuplicare gli sforzi nella difesa aerea, anche se i costi saranno elevati”.

I ministri della Difesa dell’Alleanza si riuniranno a Bruxelles per discutere del rafforzamento della deterrenza e per definire il nuovo obiettivo di investimento: il 3,5% del Pil per la difesa e l’1,5% per la sicurezza entro il 2035. Obiettivi, ha spiegato Rutte, che richiederanno “percorsi credibili” e un aumento della produzione nel settore militare.

Durante l’intervento, Rutte ha citato anche l’Italia, sottolineando che un missile ipersonico russo potrebbe raggiungere Roma in soli “cinque minuti” da Kiev. Ha poi ringraziato il governo e il Parlamento italiani, elogiando il ruolo del Paese nel sensibilizzare l’opinione pubblica sulla minaccia russa.

L’olandese ha inoltre lodato Giorgia Meloni per la sua posizione “amica della Nato” e per aver ancorato l’Italia a una linea filoucraina. Ha ricordato che, storicamente, in Italia e in altri Paesi dell’Europa occidentale, la Russia è percepita con maggiore simpatia rispetto agli Stati che hanno vissuto sotto il dominio sovietico.

Rutte ha poi fornito una stima drammatica del bilancio umano della guerra in Ucraina: “Oltre un milione di russi sono morti o rimasti gravemente feriti. Nel 2022 pensavano di poter conquistare l’Ucraina in pochi giorni. Ora siamo nel quarto anno di una guerra brutale”.

Ribadendo la linea dura della Nato, Rutte ha avvertito che qualsiasi sconfinamento russo nello spazio aereo dell’Alleanza sarà affrontato con fermezza: “Se costituisce una minaccia, possiamo attuare la soluzione definitiva”, ha detto, alludendo alla possibilità di abbattere aerei o droni russi, come già fatto dagli F-35 italiani in Estonia.

Il segretario generale ha infine commentato gli sviluppi in Medio Oriente, definendo “una grande notizia” la tregua nella Striscia di Gaza e la liberazione degli ostaggi di Hamas. Ha riconosciuto che la gestione del conflitto è stata guidata dagli Stati Uniti e che oggi l’Europa deve farsi carico di un ruolo più centrale nella guerra in Ucraina, mentre Washington sembra progressivamente ridurre il proprio impegno militare a sostegno di Kiev.