Pentagono riduce gli aiuti all'Ucraina: scorte di Patriot in calo mentre Mosca intensifica i raid

L’Ucraina si trova ad affrontare una crescente carenza di armi per la difesa aerea a causa del rallentamento delle consegne da parte degli Stati Uniti, proprio mentre la Russia aumenta la frequenza e l’intensità dei suoi attacchi con missili e droni.
Secondo quanto riportato dal Financial Times, la decisione del Pentagono di rivedere gli aiuti militari, avviata a giugno, ha portato a spedizioni più lente e irregolari, esercitando forti pressioni sulle scorte di Kiev. “È solo questione di tempo prima che le munizioni finiscano”, ha dichiarato una fonte a conoscenza delle forniture statunitensi.
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I ritardi hanno colpito soprattutto i sistemi Patriot, i missili Pac-3, Stinger, Hellfire e le munizioni per i caccia F-16, con consegne discontinue a causa dei tempi di produzione. L’Unione Europea ha avviato forniture dirette e acquisti di armi dagli Stati Uniti, ma solo una parte del materiale è arrivata effettivamente a destinazione.
Nello stesso tempo, Mosca ha sferrato domenica il più grande attacco aereo dall’inizio della guerra, lanciando 805 droni Shahed e 13 missili balistici e da crociera, che hanno provocato quattro vittime.
Il Pentagono ha giustificato la decisione con la necessità di preservare le proprie scorte strategiche, in un contesto di crescente attenzione verso la Cina. La Casa Bianca, tuttavia, ha smentito l’ipotesi di “privare Kiev di munizioni vitali” e ha precisato che il presidente Donald Trump intende sostenere l’Ucraina tramite un meccanismo indiretto: la vendita di armi agli alleati Nato, che a loro volta possono trasferirle a Kiev.
Un funzionario statunitense ha invitato i Paesi europei a “fare di più”, non solo fornendo armamenti ma anche riducendo l’acquisto di petrolio russo e aumentando la pressione economica contro i finanziatori della guerra.
La situazione appare ancora più delicata in vista dell’autunno e dell’inverno, quando Mosca punterà a colpire le infrastrutture energetiche ucraine. Per fronteggiare questa minaccia, il presidente Volodymyr Zelensky ha incaricato il Consiglio di Sicurezza nazionale di accelerare l’acquisto di nuovi sistemi di difesa aerea a corto e medio raggio, con priorità ai droni Shahed di fabbricazione iraniana. “Abbiamo bisogno di accelerare le forniture e di rafforzare i nostri cieli”, ha dichiarato.
Un parziale sollievo potrebbe arrivare dall’accordo siglato ad agosto tra Trump e gli alleati europei, che consente ai Paesi Nato di acquistare armamenti dagli stock statunitensi per girarli a Kiev. Secondo Zelensky, l’intesa ha già generato acquisti per 2 miliardi di dollari, con l’obiettivo di garantire almeno un miliardo di dollari al mese in nuove forniture.
Nonostante questi sviluppi, Kiev continua a subire una pressione crescente, costretta a consumare le proprie scorte di difesa a un ritmo più rapido rispetto alla capacità di rimpiazzo.