Stefano Benni è morto a 78 anni: addio all'autore di Bar Sport

È scomparso oggi, martedì 9 settembre, Stefano Benni. Lo scrittore, giornalista, poeta e sceneggiatore tra i più amati e originali della narrativa italiana contemporanea è morto a Bologna, la città dove era nato il 12 agosto 1947. Aveva 78 anni e da tempo combatteva contro una malattia che non era riuscita a spegnere il suo spirito libero e ironico. La notizia è stata confermata dalla casa editrice Feltrinelli.
Autore visionario e inclassificabile, Benni ha saputo raccontare l’Italia con uno stile unico, intrecciando satira politica, poesia surreale, invettiva civile e umorismo anarchico. La sua produzione letteraria ha attraversato più di quarant’anni, accompagnando generazioni di lettori tra mondi fantastici, bar improbabili, ribelli ed emarginati, mantenendo sempre freschezza e originalità.
Con oltre venti romanzi e raccolte di racconti, tutti pubblicati da Feltrinelli, Benni ha creato un universo letterario riconoscibile. Tra i suoi titoli più celebri: Bar Sport (1976), che lo consacrò al successo, Terra! (1983), Baol (1990), La Compagnia dei Celestini (1992), Elianto (1996), Saltatempo (2001), Achille piè veloce (2003) e Margherita Dolcevita (2005). I suoi personaggi, eccentrici e grotteschi, incarnavano spesso la resistenza a una società cinica e disumanizzante.
La sua satira intelligente non si fermò alla narrativa: scrisse per testate come L’Espresso, Panorama, Il manifesto, La Repubblica, Cuore e Linus, con una penna affilata capace di smascherare le ipocrisie della politica e della cultura italiana. Collaborò anche con la televisione, tra i primi a scrivere testi per un giovane Beppe Grillo.
Dietro l’umorismo si celava una profonda sensibilità verso le ingiustizie sociali e un amore assoluto per la libertà e per l’arte. Negli anni si cimentò anche in teatro, poesia, favole, opere musicali e graphic novel. Tra le opere più recenti: Dancing Paradiso (2019), il romanzo Giura (2020) e il docufilm autobiografico Le avventure del Lupo (2018). “Il Lupo” era il soprannome che lo accompagnava dall’infanzia trascorsa nei boschi dell’Appennino bolognese, simbolo di uno spirito indomito e ribelle.
Benni fu anche un convinto sostenitore della scuola pubblica e della cultura come bene comune. Nel 2015 rifiutò il Premio Vittorio De Sica in protesta contro i tagli del governo Renzi all’istruzione e alla cultura. I suoi libri, tradotti in oltre 30 lingue, hanno raggiunto un pubblico vastissimo, dai giovani ai lettori più esigenti, riuscendo a fondere leggerezza e profondità.
Amico fraterno di Daniel Pennac, fu proprio Benni a promuovere presso Feltrinelli la traduzione italiana delle sue prime opere, dando vita a uno dei sodalizi letterari più significativi del panorama europeo.