Morto Emilio Fede, addio al celebre giornalista e direttore televisivo a 94 anni

È morto oggi, martedì 2 settembre, Emilio Fede. L’ex direttore del Tg1 e del Tg4 aveva compiuto 94 anni lo scorso 24 giugno. Da tempo era ricoverato in una residenza sanitaria alle porte di Milano e le sue condizioni si erano aggravate negli ultimi giorni. “Papà ci ha lasciato”, ha dichiarato commossa la figlia Sveva all’Adnkronos.
In una precedente dichiarazione, mentre le condizioni del giornalista erano già critiche, la figlia aveva raccontato: “Siete tutti con lui e lui è contento, tutti con lui, tutti voi giornalisti siete con lui. È importante, non avremmo voluto che la notizia uscisse fino a che le cose non si fossero risolte. Poi, quando lo avete saputo, abbiamo pensato che fosse una bella cosa: lui si meritava questo saluto e questo cenno d’onore da parte di tutti i suoi colleghi”.
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Nella sua lunga carriera, Fede è stato uno dei volti più riconoscibili dell’informazione televisiva italiana, prima in Rai e poi in Mediaset. Entrato in Rai nei primi anni Sessanta, lavorò come inviato speciale in Africa per otto anni, per poi approdare alla conduzione del Tg1 delle 20 dal 1976 al 1981. Nel 1981 ne divenne direttore, incarico che mantenne fino al 1983.
Lasciata la Rai, Fede entrò in Fininvest: prima alla guida di Studio Aperto su Italia 1 e, dal 1992, del Tg4, che diresse per vent’anni fino alle dimissioni del 2012. Nonostante le critiche per presunte parzialità, mantenne un ruolo centrale nel giornalismo televisivo privato.
Tra i momenti più significativi della sua carriera, la decisione di annunciare in diretta lo scoppio della prima Guerra del Golfo con l’operazione “Desert Storm” nel 1991, proprio nel giorno del debutto di Studio Aperto. Un annuncio che segnò un passaggio storico per l’informazione televisiva italiana.
Nato a Barcellona Pozzo di Gotto, in provincia di Messina, il 24 giugno 1931, Fede iniziò la carriera giovanissimo a “Il Momento - Mattino” di Roma, per poi lavorare alla “Gazzetta del Popolo” di Torino come inviato speciale. Nel 1961 fu assunto dalla Rai, dove si distinse come inviato e giornalista d’inchiesta, firmando servizi per la rubrica Tv7, tra cui l’inchiesta sulla bistecca agli estrogeni.
Nel 1976 divenne uno dei conduttori dell’edizione serale del Tg1, conquistando grande popolarità. Da direttore del Tg1 trasmise la celebre diretta del caso Alfredino Rampi a Vermicino nel 1981, seguita da 25 milioni di telespettatori: un momento che segnò l’inizio della cronaca in tempo reale in televisione.
Dopo aver lasciato la direzione del Tg1, condusse programmi come “Test” e la rubrica “Obiettivo su...”. Nel 1987 lasciò definitivamente la Rai e passò a Rete A, per poi approdare alla Fininvest nel 1989, stringendo un forte legame con Silvio Berlusconi. Qui ideò e diresse Studio Aperto e, successivamente, il Tg4.
Parallelamente alla carriera televisiva, Emilio Fede si cimentò anche come scrittore. Il suo primo libro, Finché c’è Fede, uscì nel 1997, seguito da altri sei volumi in cui mescolava memorie personali, cronaca e costume. Tra i titoli più noti: Privè. La vita è un gioco, L’invidiato speciale e La cena dei cretini.
Fede fu anche protagonista di apparizioni televisive fuori dal contesto giornalistico, come quella nei panni di Babbo Natale nella casa del primo Grande Fratello nel 2000, o alla conduzione di “Striscia la Notizia” nel 2005.
La sua carriera non fu priva di controversie giudiziarie. Tra i casi più noti, la condanna legata al processo Ruby, che lo portò a una pena ridotta in appello a 4 anni e 7 mesi per favoreggiamento della prostituzione. A causa dell’età e delle condizioni di salute, scontò la pena in detenzione domiciliare.