Mafia: Terra Madre Recensione

Il ritorno della saga crime di Hangar 13
Nove anni dopo il discusso Mafia III, Hangar 13 riporta in scena una delle saghe crime più iconiche del panorama videoludico. Mafia: Terra Madre, conosciuto a livello internazionale come Mafia: The Old Country, è un prequel che abbandona le classiche atmosfere americane per raccontare le origini del crimine organizzato in una Sicilia dei primi del '900. Il risultato è un titolo narrativo, lineare ma intenso, che trova il suo punto di forza nella scrittura e nell’ambientazione.
Pur collocandosi a metà strada tra un doppia A e un tripla A per budget, su PlayStation 5 riesce a stupire grazie a una direzione artistica di forte identità e a un comparto tecnico solido, anche se non privo di compromessi.
Storia – Le radici del crimine organizzato in Sicilia
Ambientato tra il 1904 e il 1907, Mafia: Terra Madre mette il giocatore nei panni di Enzo Favara, giovane siciliano venduto dal padre a una miniera di zolfo. Dopo eventi drammatici, il destino lo porta sotto l’ala di Don Torrisi, potente boss locale, scalando i ranghi fino a diventare figura chiave dell’organizzazione.
La trama è il cuore pulsante del gioco: dialoghi scritti con cura, personaggi carismatici e una regia che richiama i fasti del primo Mafia. La seconda metà dell’avventura trova un equilibrio perfetto tra colpi di scena, tensione emotiva e pathos, evitando il folklore superficiale e dipingendo una Sicilia dominata dalle cosche e da uno Stato debole.
Gli appassionati della saga troveranno anche sottili richiami ai primi due capitoli, ben integrati e accessibili anche ai neofiti.
Gameplay – Action adventure dal sapore classico
Il titolo si presenta come un action adventure single player a struttura fortemente lineare, ambientato in una mappa open world compatta e funzionale. Non si tratta di un sandbox moderno: ogni missione è costruita per servire la narrazione. Il world building è denso e teatrale, più votato alla messa in scena che all’esplorazione libera.
La campagna principale conta quindici missioni con scenari vari: infiltrazioni stealth, sparatorie, inseguimenti su carrozze o auto d’epoca e momenti narrativi più intimi. Ogni missione ha confini chiari e un timer che obbliga al rientro se si tenta di allontanarsi, una scelta in linea con la volontà di mantenere ritmo e focus narrativo. Non ci sono missioni secondarie, e la rigiocabilità si limita alla raccolta di collezionabili.
Le fasi d’azione si basano su un sistema di copertura solido, armi coerenti con l’epoca e munizioni limitate. Il feeling è convincente, ma la varietà scarsa porta a una certa ripetitività. I duelli all’arma bianca sono spettacolari ma poco diversificati nelle meccaniche.
La componente stealth è essenziale: eliminazioni silenziose, corpi da nascondere, distrazioni basiche e pattern nemici prevedibili. Alcuni coltelli speciali introducono leggeri bonus, ma non bastano a dare profondità.
La guida dei veicoli è lenta e pesante, coerente con il periodo storico, con dettagli immersivi come avviamento a manovella e cambio manuale. Anche i carretti a cavallo trovano spazio in spostamenti più rurali.
L’open world è un palcoscenico narrativo, non un parco giochi. Compatto, suggestivo, ma privo di eventi dinamici o sistemi meteorologici. Dopo i titoli di coda si può continuare a esplorare, ma senza contenuti endgame di rilievo.
Il sistema di progressione è minimale: niente alberi abilità, solo personalizzazioni estetiche e accessori con bonus passivi. Una scelta coerente con la natura compatta del progetto.
Aspetto tecnico – Identità artistica prima del fotorealismo
Su PS5, Mafia: Terra Madre punta su un’atmosfera forte piuttosto che sul fotorealismo spinto. La direzione artistica cattura l’essenza della Sicilia rurale dei primi del ‘900: campagne polverose, cave di zolfo, cittadine portuali e l’Etna sempre visibile sullo sfondo, elemento scenografico e simbolico.
Le texture sono buone ma non da top di gamma, compensate da un’illuminazione curata e cutscene di grande impatto visivo. I modelli dei protagonisti principali sono dettagliati, mentre quelli dei personaggi secondari risultano più semplici e meno vari.
Il frame rate è stabile a 60 fps, caricamenti rapidi e transizione fluida tra gameplay e filmati.
Il comparto audio è uno dei punti più forti: colonna sonora orchestrale e folk siciliano perfettamente integrata. Il doppiaggio interamente in dialetto siciliano è un unicum nel panorama videoludico, autentico e immersivo, ma rende indispensabili i sottotitoli. Gli effetti sonori, dal rumore delle armi alle voci di sottofondo, creano un mondo vivo e coerente.
Conclusioni
Mafia: Terra Madre segna il ritorno maturo e consapevole di una saga leggendaria. Non reinventa il genere, ma recupera lo spirito originale e lo immerge in un’ambientazione storica affascinante e credibile.
Alcune meccaniche sono datate, lo stealth è basilare e la rigiocabilità ridotta, ma la forza narrativa, l’atmosfera e la coerenza artistica rendono l’esperienza compatta e memorabile.
VOTO: 8/10
PRO
Narrazione solida e matura
Ambientazione siciliana originale e ben realizzata
Colonna sonora e audio d’eccellenza
Combat system semplice ma efficace
Esperienza compatta senza riempitivi inutili
CONTRO
Prima metà lenta
Stealth basilare
Doppiaggio solo in Siciliano
Contenuti post-gioco poco rilevanti