Allarme truffe bollette luce e gas: falsi operatori regionali chiamano a casa con dati personali

Le truffe telefoniche sulle bollette di luce e gas continuano a colpire, sfruttando l’aumento dei costi e l’interesse crescente per il mercato libero dell’energia. I malintenzionati si fingono operatori regionali o persino rappresentanti di Arera, l’Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente, per estorcere informazioni sensibili agli utenti.
L’ultima segnalazione, documentata da Adnkronos, racconta un episodio emblematico. L’utente riceve una telefonata da una persona che, con tono rassicurante, comunica l’avvenuto passaggio a una tariffa più conveniente. L’interlocutore cita nome, cognome e indirizzo, elementi che suggeriscono l’uso illecito di dati personali ottenuti da fonti non autorizzate.
Leggi anche Bollette luce e gas, cambia tutto: arriva lo scontrino energia con la nuova fattura semplificata
Alla richiesta di chiarimenti sull’identità dell’operatore e sulla società di appartenenza, la chiamata viene bruscamente interrotta. Poco dopo, lo stesso utente riceve una seconda telefonata con modalità simili: viene presentata come una procedura necessaria per non perdere il vantaggio economico ottenuto. L’operatore chiede prima il codice POD, indispensabile per le operazioni di cambio fornitore, e poi arriva alla richiesta più pericolosa: IBAN e dati bancari per un presunto rimborso.
Questo schema truffaldino è stato segnalato anche dalle istituzioni. A fine giugno, la Regione Lazio ha ricevuto numerose segnalazioni da cittadini contattati da finti operatori regionali che proponevano offerte vantaggiose per luce e gas. La Regione ha chiarito che non gestisce alcun servizio energetico e ha invitato i cittadini a non fornire dati sensibili, a riagganciare subito e a bloccare i numeri sospetti.
Situazioni analoghe sono emerse anche in Toscana, dove molte persone hanno riferito di essere state contattate da sedicenti rappresentanti di “consorzi luce e gas” o enti regionali inesistenti. L’obiettivo è sempre lo stesso: ottenere fiducia per carpire informazioni private e proporre offerte fittizie.
La Federconsumatori è intervenuta chiedendo ad Arera un’indagine urgente per chiarire l’origine delle fughe di dati e accertare le responsabilità. Alcune segnalazioni parlano addirittura di chiamate da parte di presunti incaricati dell’Autorità stessa, un paradosso che rende ancora più insidioso il fenomeno.
Le raccomandazioni restano chiare: mai comunicare dati personali o bancari al telefono, soprattutto in assenza di conferme ufficiali sull’identità dell’interlocutore.