Terremoto di magnitudo 8.8 al largo della Kamchatka: allerta tsunami in Giappone, Russia, Alaska e Hawaii

Un violento terremoto di magnitudo 8.8 ha colpito martedì sera la costa orientale della Russia, generando un'ampia allerta tsunami per diverse regioni del Pacifico, tra cui Giappone, Stati Uniti e Filippine.
Secondo il Servizio Geologico degli Stati Uniti (USGS), il sisma è stato localizzato a circa 136 chilometri a sud-est della penisola di Kamchatka, nel Mare di Bering, a una profondità di circa 20 chilometri. Si tratta del terremoto più potente registrato a livello globale dal disastro di Fukushima del 2011, superato solo da cinque eventi sismici da quando sono iniziate le rilevazioni moderne.
Leggi anche Terremoto in Russia: due forti scosse al largo della Kamchatka, diramata allerta tsunami
Le autorità giapponesi hanno lanciato un’allerta tsunami nella mattina di mercoledì 30 luglio, avvertendo che onde alte fino a 3 metri potrebbero colpire le zone costiere affacciate sull’oceano Pacifico. I residenti delle aree a rischio sono stati invitati a evacuare immediatamente o a rifugiarsi su alture. La rete televisiva NHK ha riferito che onde di circa 40 centimetri sono già state rilevate lungo le coste settentrionali delle prefetture di Hokkaido e Aomori. Nessuna anomalia è stata segnalata nelle centrali nucleari giapponesi.
Nella regione russa della Kamchatka, l’agenzia TASS ha riportato che la popolazione si è riversata per le strade di Petropavlovsk-Kamchatsky dopo la scossa, mentre si sono registrate temporanee interruzioni delle reti elettriche e telefoniche. Sull’isola di Sakhalin, le autorità hanno evacuato preventivamente i residenti delle zone costiere.
Negli Stati Uniti, il Centro nazionale di allerta tsunami ha emesso un avviso per le Hawaii, dove potrebbero verificarsi onde fino a 3 metri. Ai residenti delle zone costiere è stato consigliato di abbandonare le aree più esposte o di rifugiarsi in edifici di almeno dieci piani. Un’allerta è stata diramata anche per la costa occidentale dell’Alaska.
Anche altre nazioni del Pacifico, tra cui Filippine e Indonesia, hanno attivato protocolli di emergenza in previsione dell’eventuale arrivo di onde anomale. Le autorità di diversi Paesi monitorano l’evolversi della situazione attraverso i sistemi di sorveglianza sismica e marina.